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Creazione dell'arma biologica ricombinante del coronavirus chimerico Sars-CoV-2

12 Dicembre 2022

Depositato l’atto d’accusa alla Corte Penale Internazionale (ICC)

Redazione Comilva, 14 dicembre 2022

Premessa

Ci siamo fatti molte domande (e molti scrupoli) se uscire o meno con una pubblicazione che tratta il tema dell’origine del Sars-Cov-2, e questo per almeno due ragioni importanti. La prima in assoluto riguarda la nostra posizione, ovvero se e come possiamo intervenire in questo dibattito dalla prospettiva di un’associazione “laica” (intesa come livello di competenza e conoscenza diretta delle tematiche in oggetto). La seconda, invece, riguarda il merito della questione, ovvero se affrontare il tema come questo potesse significare, nel contempo, sposare una tesi in modo esclusivo.

La combinazione di questi due quesiti, unitamente al nostro impegno diretto nell’approfondimento diquesta tematica, ci ha permesso di prendere una decisione positiva: proprio partendo dalla nostra laicità, abbiamo voluto contribuire a dare voce e sostanza ad una importante azione giudiziaria che si sta concretizzando, a partire dalle ricerche e dalla divulgazione di personalità quali il prof. Joseph Tritto [1] e il prof. David Anderson. Dal lavoro di queste persone è stato prodotto un fascicolo denuncia a nome dell’Accademia WABT (World Academy of Biomedical Technologies), una ONG fondata sotto l'egida dell'UNESCO a Parigi nel 1997.

Le istituzioni internazionali preposte avranno il compito di valutare tutto questo: noi abbiamo creduto fosse necessario porre la questione a un tale livello, proprio per amore di verità e per sensibilizzare riguardo ai rischi che possono comportare azioni come quelle contestate, e più in generale, riguardo ai rischi connessi alle attività di ricerca biogenetica, in assenza di una normativa chiara e la possibilità di effettuare controlli rigorosi.

Il pensiero va dritto verso fatti nostrani, come la recente vicenda del Centro internazionale per l’ingegneria genetica e la biotecnologia [2] (ICGEB) di Trieste, una organizzazione Internazionale autonoma con la partecipazione di 65 Stati membri e la partnership di diverse organizzazioni private, tra cui non poteva mancare la Bill and Melinda Gates Foundation: qui addirittura i controlli da parte delle autorità italiane non potranno nemmeno essere condotti in quanto, per scelta del governo Draghi [3] (LEGGE 19 maggio 2022, n. 66), il centro gode di inviolabilità della proprietà e dei beni e immunità di giurisdizione, estesa a tutti i funzionari dipendenti, anche dopo la cessazione della collaborazione con il centro. Ma, in Italia, Trieste non è certamente l’unico punto di attenzione su questo fronte: in concomitanza agli eventi giuliani è stato firmato l'8 giugno all’Università di Padova l’atto costitutivo del Centro nazionale di ricerca “Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA”, una fondazione che si prefigge la creazione e il rinnovamento di infrastrutture e laboratori di ricerca nell’ambito di un progetto che coinvolge attualmente molti enti pubblici, privati e imprese di tutto il territorio nazionale  e altri sono in fase di adesione. La Fondazione è un progetto finanziato dal MUR [4] nell’ambito del PNRR con 320 milioni di euro, che vuole fare di Padova il centro di riferimento nazionale per lo sviluppo di soluzioni terapeutiche e cure in ambito sanitario con particolare riferimento alle terapie geniche e per lo sviluppo di farmaci selettivi tramite tecnologie RNA. Quanti altri centri di ricerca che operano con questa tecnologia sono operativi nel nostro Paese?

Intendiamoci, qui il punto non è mettere in discussione il progresso della ricerca scientifica bensì valutare attentamente, guidati dal principio di precauzione e da un approccio pragmatico e finanche etico, quali siano i rischi e i benefici, l’utilità, la necessità e le priorità del piano di sviluppo della ricerca biomedica nel nostro Paese (se esiste), ovvero, se siamo di fronte – come spesso accade negli ultimi decenni – all’ennesima rincorsa a piani eterodiretti che nulla hanno a che fare con i nostri reali bisogni né con uno sviluppo industriale sostenibile per il nostro Paese.

Le evidenze raccolte dagli estensori di questo Atto metterebbero in luce quello che, inizialmente, poteva forse qualificarsi come un gravissimo incidente occorso in un laboratorio di ricerca, pur sempre come evento non voluto, ma che, nei successivi sviluppi, risulterà invece caratterizzato dalla diffusione di false informazioni circa l’effettiva origine del patogeno, la sua virulenza, la sua contagiosità, la sua letalità ed il suo materiale genetico. Tali evidenze, in ragione della presunta intenzionale e consapevole condotta assunta dagli attori di questa tragedia (ex art. 30 dello Statuto di Roma), si configurerebbe, a tutti gli effetti, come un crimine contro l’umanità (ex art. 5 lett. b. ed art. 7, lett. a. b. k., dello Statuto di Roma), ragion per cui l’atto – che si compone di 111 pagine in formato legale, con 144 note di richiamo a supporto dei fatti narrati, migliaia di pagine di allegati, per la maggior parte in inglese ma anche in cinese e italiano, tutti riscontrabili da fonti accessibili e non riservate - è stato predisposto e depositato presso la corte penale internazionale dell’Aja (ICC [5]) nella primavera 2022. Il dossier, dopo mesi di attesa, ha oggi un codice di registrazione definito, il N. OTP-CR-592/22, certificato con lettera datata 17 ottobre 2022 (ICC, The Office of the Prosecutor, a firma di Mark P. Dillon, Head of Information & Evidence Unit).

Ciò che andiamo a pubblicare è una sintesi ristretta dei fatti contestati: nessun nome, nessuno scoop, anche se riteniamo importante riportare, a margine di questa sintesi, una panoramica di ciò che è possibile raccogliere oggi pubblicamente sull’argomento, a prova del fatto che l’iniziativa intrapresa non rappresenta certamente una novità assoluta nel panorama internazionale.

Introduzione

Una tesi centrale, le cui prove sono oggetto della presentazione di questo dossier alla ICC, è che il virus dell'acido ribonucleico (RNA) SARS-CoV-2, il virus alla base della pandemia Covid-19, sia una Chimera composita ricombinante deliberatamente costruita in laboratorio, con caratteristiche selezionate per creare una specifica arma biologica umana. Senza questo costrutto, non ci sarebbe stata nessuna fuga o rilascio virale, nessuna pandemia e nessun "vaccino" di emergenza (in realtà farmaci a base di mRNA) o altre contromisure potenzialmente criminali, sicuramente costose e socialmente distruttive.

Un fattore chiave, in tale contesto, sarebbe stata la deliberata violazione, da parte di alti funzionari del governo statunitense, della moratoria imposta dal Presidente Obama nell'ottobre 2014 sulla ricerca cosiddetta “Gain of Function”, con il dirottamento di fondi specifici verso i ricercatori di Wuhan, in Cina.

Ci sarebbero anche molti elementi che indicano una pre-pianificazione e uno sfruttamento non etico e orientato al business da parte di leader finanziari, che agiscono a tutti i livelli per controllare il ciclo economico di queste operazioni, aumentando al contempo i profitti delle aziende farmaceutiche.

Ma il primo e fondamentale crimine contro l'umanità sarebbe stata la creazione di una nuova arma biologica virale.

Le evidenze che dimostrerebbero come il Sars-Cov-2 sia un virus realizzato in laboratorio

GOF

Le Prove fornite nell’Atto indicherebbero che il virus è il risultato finale di un'ampia collaborazione durata più di 20 anni, che ha la sua origine negli Stati Uniti, di quella che viene chiamata eufemisticamente ricerca sul Guadagno di Funzione (GoF). In questo caso, le manipolazioni genetiche sarebbero state progettate e realizzate specificamente per aumentare la patogenicità dei microbi (batteri e virus) per gli esseri umani. La giustificazione addotta è che i virus sono pericolosi nemici nascosti dell'uomo e spesso si ricombinano all'interno di specie ospiti secondarie e/o nell'uomo stesso.

L'argomentazione è che, facendo questo tipo di ricerche "in modo sicuro e in laboratori ad alta sicurezza", gli scienziati possono prevenire un comportamento anomalo da parte di una “madre natura impazzita”.

Un altro presupposto implicito sarebbe che la natura umana non abbia evoluto un meccanismo di difesa immunitaria naturale generale per proteggersi dalle nuove infezioni emergenti, un meccanismo che è adattivo e che dovrebbe essere sempre considerato e rispettato.

Pertanto, il punto di vista fondamentale di queste persone è che “l'umanità possa essere salvata da una natura ostile solo aumentando le vaccinazioni contro malattie sempre più pericolose”.

Caratteristiche della chimera coronavirus Sars-Cov-2

Un virus a RNA è costituito da una catena di molecole di acido ribonucleico (RNA) (tre per un codone), che codificano per un amminoacido che costituisce un piccolo numero di proteine specifiche che gli consentono di infettare e replicarsi nelle cellule del suo ospite. Queste proteine determinano la sua patogenicità e la sua specificità per una particolare specie ospite. I virus, compresi i coronavirus, possono ricombinarsi con altri in modo naturale o innaturale (in laboratori specializzati anche per scopi militari e/o interessi finanziari). In generale, più un virus sembra essere unico, più è probabile che abbia un'origine innaturale.

Il SARS-CoV-2 ha almeno sei caratteristiche che lo rendono specificamente pericoloso per gli esseri umani suscettibili: l'insieme di queste caratteristiche indica la sua origine in laboratorio, come un coronavirus reso pericoloso specificamente per la specie umana.

rhinolophus

Le caratteristiche uniche della SARS-Cov-2 sono le seguenti:

  1. Lo scheletro dell’RNA sarebbe stato ricavato da un coronavirus ben definito, quale l’RaTG13, recuperato da un pipistrello a ferro di cavallo (Rhinolophus) cinese nel 2013, dal team di virologia di Wuhan. I cinesi, e altri soggetti chiamati in causa nell’Atto, avrebbero mantenuto un grande riserbo sull'origine di questo virus.
  2. Questo stesso scheletro di RaTG13 presenterebbe quattro inserti copiati dal virus dell'immunodeficienza umana (HIV), progettati per indurre l'immunodeficienza nell'ospite umano.
  3. La proteina spike del SARS-CoV-2, invece, deriverebbe da un altro coronavirus (definito MP789), prelevato da un pangolino malese malato. Questo pangolino faceva parte di un gruppo importato illegalmente dalla Malesia in Cina e poi trasferito per lo studio al laboratorio di virologia P4 di Wuhan. La proteina spike di MP789 sarebbe stata selezionata perché presenterebbe un'affinità particolarmente elevata per il recettore ACE-2 umano. Tuttavia, in assenza di ulteriori modifiche, non dovrebbe infettare le cellule umane.
  4. Per garantire l'ingresso di questo virus nelle cellule umane, tra i due segmenti della proteina spike, S1 e S2, sarebbe stata inserita una sequenza nucleotidica unica di 19 basi che comprende 12 basi che codificano per i quattro amminoacidi denominati PRRA. La sequenza PRRA è necessaria per il clivaggio da parte dell'enzima umano ubiquitario Furina e consente al virus di entrare nelle cellule umane. Non solo questo inserto non si trova nei coronavirus presenti in natura, ma i due codoni CGG scelti per R (arginina) sarebbero codoni umani e non virali. L'inserto di clivaggio Furina renderebbe il virus particolarmente pericoloso per chiunque abbia un'immunità naturale difettosa e una carenza di vitamina D.
  5. La quinta caratteristica sarebbe rappresentata dalle neurotossine dei serpenti e la neurotossina simil regione RABV, incorporate nell'anello esposto del sito della furina.
  6. La sesta caratteristica è rappresentata dal dominio simil prione nella regione S1 della proteina Spike.

I capi d’accusa in sintesi

Il SARS-Cov-2 si configurerebbe, quindi, come un coronavirus chimerico sintetico prodotto dall'uomo, specificamente adattato a causare malattie umane e con proprietà intrinseche di un'arma biologica.

La sua costruzione sarebbe il risultato di un'azione concertata e programmata da gruppi scientifici istituzionali con sedi in Cina e negli Stati Uniti, supportata dalle rispettive agenzie di ricerca militare, eludendo la moratoria del Presidente Obama (ottobre 2014) che sospendeva la ricerca Gain of Function (GoF) sui coronavirus negli Stati Uniti.

In questo dossier si sostiene che la Corte penale internazionale è il forum appropriato per affrontare tali questioni e ciò che si prefigura è un nuovo tipo emergente di crimine internazionale contro l'umanità. Questo biocrimine ha caratteristiche uniche e specifiche:

  • In primo luogo, la creazione di una nuova generazione di SUPERVIRUS sintetici mai esistiti in natura, specificamente adattati all'affinità con la specie umana e progettati per evitare i nostri meccanismi di immunità naturale altamente evoluti e sofisticati. Si tratta di una violazione della Convenzione internazionale sulle armi biologiche del 1975 [6].
  • In secondo luogo, la generazione di nuovi farmaci brevettabili e altamente redditizi con attività genomica in grado di portare la popolazione umana progressivamente verso un'immunità sintetica acquisita e controllata, riducendo l'espressione genetica dell'immunità naturale. Ricordiamo che l'integrità del genoma umano è protetta da una risoluzione dell'Assemblea delle Nazioni Unite [7]. Questa violazione dei diritti umani fondamentali può portare potenzialmente a un genocidio etnico e altre forme di genocidio selettivo.
  • In terzo luogo, la violazione della risoluzione 59 della Dichiarazione sulla libertà d'informazione delle Nazioni Unite [8], attraverso l'insabbiamento e la disinformazione sistematici perpetrati a diversi livelli da tutti gli individui citati nell’atto d'accusa.

Tutto ciò sarebbe successo grazie ad una condotta illecita consapevole a livello intenzionale, assunta dagli attori di questa immane tragedia (ai sensi dell'articolo 30 dello Statuto di Roma), un Crimine contro l'Umanità (ai sensi dell'articolo 5 lettera b. e dell'articolo 7, lettera a. b. k., dello Statuto di Roma).

Gli autori

TrittoGiuseppe (Joseph) Tritto (GT), MD, chirurgo urologo, Visiting Professor di Microtecnologie in Medicina e Chirurgia, Università Aston e Brunel, Regno Unito; Presidente della World Association of Biotechnology (WABT).

David Coussmaker Anderson (DCA) MD MSc, FRCP FRCPE FRCPath, Endocrinologo clinico; Professore onorario invitato di Medicina ed Endocrinologia clinica, Università di Manchester, Regno Unito, ed ex Professore di Medicina, Università cinese di Hong Kong, Cina. Membro accademico della WABT.

Sono due medici clinici senior che si sono diplomati negli anni '60 e '70 presso le tradizionali facoltà di medicina del Regno Unito (DCA) e dell'Italia (GT); ora vivono entrambi in Italia. Questa la loro presentazione e la presentazione del lavoro che sta a monte della preparazione del dossier:

Ci siamo laureati prima che la pratica medica fosse dominata dai farmaci e da "Big Pharma" e da una sconsiderata "medicina dei numeri". I nostri campi d'elezione erano la medicina clinica e l'endocrinologia (DCA) e la chirurgia urologica e le nanotecnologie (GT). Abbiamo esercitato in tutto il mondo e, naturalmente, i nostri interessi e approcci sono cambiati con l'esperienza clinica, la ricerca e lo sviluppo tecnologico. Ci siamo uniti perché entrambi abbiamo scritto dei libri nel 2020, all'inizio di Covid-19. Quello di GT si intitola "China Covid-19; la chimera che ha cambiato il mondo" (pubblicato in italiano, ISBN 9788868798901) [9]. Quello di DCA (con il dottor David Grimes) si intitola "Carenza di vitamina D3 e Covid-19; il suo ruolo centrale nella pandemia mondiale [10]" (pubblicato in inglese e in italiano, ISBN 978-0956213273).

DCA si è reso conto che i virus sfruttano le nostre debolezze per diffondersi; e che, a prescindere dalle origini di questo virus, esisteva una seconda pandemia altrettanto importante di carenza globale di vitamina D. GT aveva studiato le origini del virus e le prove sempre più evidenti che fosse il risultato di una manipolazione di laboratorio fatta dall'uomo nel mondo difettoso della virologia accademica e delle armi biologiche.Anderson

Entrambi rimaniamo fedeli a ciò che abbiamo scritto due anni fa, supportati da prove sempre più evidenti. Ciò che ci ha sconvolto è la misura in cui la pratica medica, mentre non stavamo guardando, è diventata una farsa guidata dal grande business e dalle agende di coloro che “sanno meglio della Natura”.

La crescita economica sempre maggiore è sempre stata un'illusione; ma la Covid-19 ha rivelato ambizioni più sinistre da parte di coloro che credono nel transumanesimo e che sembrano disprezzare la biologia umana e la Natura. Il nostro obiettivo nel presentare questa petizione, in quella che sarà una lunga battaglia per la giustizia, è quello di isolare il primo crimine contro l'umanità, da cui sono nati molti altri, ovvero il biocrimine della creazione di un coronavirus chimerico sintetico, progettato per agire come arma biologica umana.

In questo modo hanno commesso chiari crimini contro l'umanità, dai quali, per il bene delle generazioni future, è necessario fare giustizia e trarre insegnamenti.

Informazioni dalla stampa e dalla ricerca

La possibilità che il Sars-Cov-2 sia uscito dai laboratori P4 cinesi è stata presa in considerazione in diversi contributi giornalistici e anche dalla ricerca scientifica. Nel marzo 2021 ne parla l’ex direttore del CDC Robert Redfield, non esattamente un complottista. Redfield, che ha guidato CDC (Centers for Disease Control and Prevention) fino al 20 gennaio 2021, intervistato durante una trasmissione dal vivo dalla CNN, ha detto di ritenere che il coronavirus abbia avuto origine in un laboratorio a Wuhan, in Cina, e che abbia iniziato a diffondersi già a settembre 2019 [11]. Redfield aggiunge anche che: “il virus ha iniziato a trasmettersi da qualche parte a settembre, ottobre, a Wuhan. La forza del virus, ossia la facilità con cui esso si diffonde, suggerisce che sia stato sviluppato in un laboratorio. Se provenisse da animali, probabilmente ci sarebbe voluto più tempo per adattarsi alla diffusione tra gli esseri umani.

E a chiamare in causa personalità del mondo accademico e istituzionale ci pensa nel maggio 2021 il giornalista scientifico Nicholas Wade [12]: secondo Wade, il celebre articolo di The Lancet (su cui si fonda la teoria dell'origine naturale del coronavirus) è macchiato da un conflitto di interessi di fondo, troppo ingombrante e afferma:

"si è successivamente scoperto che la lettera di Lancet era stata redatta da Peter Daszak, presidente della EcoHealth Alliance di New York. L’organizzazione del dottor Daszak ha finanziato la ricerca sul coronavirus presso l’Istituto di virologia di Wuhan. Se il virus Sars CoV-2 fosse effettivamente sfuggito alla ricerca da lui finanziata, il dottor Daszak sarebbe potenzialmente colpevole”.

Gli Stati Uniti avrebbero commissionato lo studio di nuovi coronavirus alla EcoHealth Alliance (una ONG con la missione di proteggere le persone, gli animali e l’ambiente dalle malattie infettive emergenti), per poi trasferirli all’Istituto di Wuhan. Il denaro della sovvenzione originale fornito a EcoHealth era di 3,7 milioni di dollari, di cui 76.000 dollari per l’Istituto di Wuhan. Questo finanziamento è stato approvato con il sostegno dell’Istituto Nazionale per le Allergie e le Malattie Infettive, l’agenzia che dirigeva Anthony Fauci, secondo quanto riportato da Newsweek. Quel contratto è stato annullato nell’aprile 2020.

A rafforzare la tesi del giornalista scientifico Nicholas Wade circa l’origine del coronavirus nel laboratorio di Wuhan sono ora 18 scienziati firmatari di una lettera pubblicata proprio su Science [13] nella quale chiedono una nuova inchiesta e l’apertura dei dossier cinesi ad analisi indipendenti. Secondo gli autori della missiva manca ancora una spiegazione esauriente sul modo in cui il virus è – probabilmente – passato dal pipistrello all’uomo.

Nello stesso periodo a trattare sull’origine del Sars-Cov-2 è anche il dott. Paolo Bellavite [14], che scrive: “Il problema pratico resta comunque quello di trovare il modo di vietare gli esperimenti di manipolazione genetica dei virus a scopo commerciale (“vettori virali”) o militare”.

Nel giugno 2021 è il Daily Mail [15] a coinvolgere il Pentagono, accusato di aver donato 39 milioni di dollari all’EcoHealth Alliance, che tra il 2013 e il 2020, avrebbe finanziato la ricerca sul coronavirus presso il famigerato Wuhan Institute of Virology. Dati federali diffusi online dimostrerebbero come questa ONG abbia ricevuto dal governo Usa complessivamente ben oltre 123 milioni di dollari. Non solo: l’ente avrebbe ricevuto pure 64.7 milioni dall’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID) e 13 milioni da Health and Human Service, che include il National Institutes of Health e i Centers for Disease Control.

La maggior parte dei finanziamenti del dipartimento della Difesa sarebbe provenuta, dal 2017 al 2020, dalla Defense Threat Reduction Agency (DTRA). Non è tuttavia dato sapere quanto di questo denaro sia finito presso il laboratorio di Wuhan.

La collaborazione USA-Cina sui coronavirus non è poi una notizia così remota: secondo quanto riportato da Asia Times [16], Shi Zhengli, una delle più famose virologhe cinesi (nota con il soprannome di Bat Woman), nel 2015 realizzò una ricerca intitolata [17] A SARS-like cluster of circulating bat coronaviruses show potential for human emergence. Tra i colleghi inclusi nel paper figuravano anche ricercatori americani associati al Dipartimento di Biologia Cellulare dell’Università della Carolina del Nord (tra i quali Ralph S. Baric).

La Cina, secondo il report americano, avrebbe effettuato una Gain-of-Function Research: una pratica che, tra il 2014 e il 2017, ha costretto gli Stati Uniti a sospendere ricerche simili sovvenzionate dal National Institutes of Health e altre agenzie. Il governo americano, per questioni di sicurezza, nel 2019 avrebbe dovuto chiudere temporaneamente alcuni laboratori, tra cui l’Istituto di ricerca medica delle malattie infettive dell’esercito americano (USAMRIID) a Fort Detrick, nel Maryland.

Sempre nel giugno 2021 appare uno studio australiano [18] che confermerebbe i sospetti sulla manipolazione del virus Sars-Cov-2: dall’Abstract dello studio leggiamo,

“... La proteina Spike ha mostrato il legame più alto con l'(h)ACE2 umano di tutte le specie testate, formando il maggior numero di legami idrogeno con hACE2. È interessante notare che il pangolino ACE2 ha mostrato la seconda affinità di legame più alta nonostante avesse un'omologia di sequenza relativamente bassa, mentre l'affinità della scimmia ACE2 era molto più bassa nonostante la sua elevata somiglianza di sequenza con hACE2. […] Questi risultati mostrano che i primi casi isolati di SARS-CoV-2 conosciuti erano sorprendentemente ben adattati a legarsi fortemente all'ACE2 umano, contribuendo a spiegare la sua efficiente trasmissione respiratoria da uomo a uomo. (...) Questa mutazione minima della proteina S RBD durante la prima fase della pandemia supporta l'idea che la proteina SARS-CoV-2 S fosse già adattata in modo ottimale per il legame dell'ACE2 umano. Questa scoperta è stata sorprendente poiché un virus zoonotico mostra tipicamente la più alta affinità inizialmente per la sua specie ospite originale, con un'affinità iniziale inferiore ai recettori di nuove specie ospiti fino a quando non si adatta.”

Tra luglio 2021 e gennaio 2022 la rivista online “theintercept.com” pubblica più di 900 pagine di materiale ottenute tramite FOIA con riguardo alla ricerca sul coronavirus finanziata da USA e Cina nel laboratorio di Wuhan [19]. Non sorprende che una delle maggiori agenzie non governative protagoniste di questa inchiesta sia la Echo Health Alliance di Peter Daszak.

Ancora il Daily Mail pubblica un’inchiesta nell’ottobre 2021 dal titolo “Cosa stanno nascondendo? ...”: all'inizio della pandemia molti scienziati erano convinti che il virus fosse uscito dal laboratorio di Wuhan - fino a quando una conferenza telefonica con Patrick Vallance ha fatto cambiare loro idea, e hanno iniziato a liquidare tali scenari come "non plausibili" e a bollarli come teorie cospirative.

Sono state chieste, tramite un FOIA, 32 e-mail su una teleconferenza segreta tra funzionari sanitari britannici e americani tenutasi all'inizio della pandemia. Ma i funzionari hanno oscurato quasi tutte le parole prima di rilasciare i documenti cruciali. Le righe rimaste intatte includono la richiesta che le discussioni, che coinvolgono 13 partecipanti in tutto il mondo, siano condotte in "totale riservatezza" e un'intrigante e-mail che suggerisce "dobbiamo parlare anche della spina dorsale, non solo dell'inserto", mail inviata dalla virologa olandese Marion Koopmans, membro del team dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che ha prodotto un rapporto ampiamente criticato sulle origini del Covid.

Molti scienziati di spicco, tra cui diversi partecipanti alla teleconferenza, temevano che il nuovo virus sembrasse ingegnerizzato, tra cui l'immunologo californiano Kristian Andersen [20], che ha detto in anticipo a Jeremy Farrar [21] di essere allarmato dalle proprietà insolite del SARS-CoV-2. Ha detto che il meccanismo di legame "sembra troppo bello per essere vero, come una chiave perfetta per entrare nelle cellule umane", mentre il suo sito di clivaggio della furina - una caratteristica che non si trova in tipi simili di coronavirus e che gli permette di entrare in modo efficiente nelle cellule umane - potrebbe essere previsto "se qualcuno avesse deciso di adattare un coronavirus animale all'uomo, prendendo un pezzo specifico di materiale genetico da un'altra parte e inserendolo".

Farrar ha aperto la discussione, che è stata poi condotta da Andersen e da Eddie Holmes, un virologo australiano che prima della teleconferenza aveva detto al capo della Wellcome di essere "sicuro all'80% che questa cosa fosse uscita da un laboratorio". Tuttavia, dopo la teleconferenza, questi stessi esperti hanno avuto un ruolo di primo piano nel tentativo di liquidare questi timori come teorie cospirative nelle riviste scientifiche e sui social media. Farrar ha ammesso di essere combattuto sulle origini in una e-mail a Fauci, ma giorni dopo ha firmato un famoso articolo su Lancet [22], organizzato segretamente dallo scienziato britannico Peter Daszak, che condannava le "teorie del complotto" che sostenevano l’origine non naturale del SARS-CoV-2, affermando che diffondevano "paura" e "pregiudizio", mentre incredibilmente lodava la condivisione "aperta e trasparente" dei dati da parte di Pechino.

Nel dicembre 2021, telegraph [23] pubblica un passaggio in audizione, presso la Commissione Scienza e Tecnologia, del Parlamento inglese, della dott.sa Alina Chan specialista genetico del MIT e Harvard, che afferma: “La fuga dal laboratorio è ora l'origine più accreditata per il virus del covid 19, ... il rischio è che il virus sia ingegnerizzato, anche perché non è mai stato trovato alcun collegamento in natura tra gli animali e il virus stesso”.

Nel gennaio 2022 è la volta del consulente OMS Jamie Metzl, membro del comitato consultivo di esperti dell'OMS sull'editing del genoma umano nel 2019 (è stato vicedirettore del personale del Comitato per le relazioni estere sotto l'allora senatore Joe Biden, 2001-2003, membro del Consiglio di sicurezza nazionale 1997-99, e del Dipartimento di Stato 1999-2001, sotto il presidente Bill Clinton) di dichiarare al Toronto Sun [24]: “Non ci sono prove inconfutabili, ma ogni giorno che passa, arrivano sempre più prove e le probabilità di una fuga accidentale dal laboratorio, a mio avviso, aumentano".

Nel marzo 2022 è l’attuale direttore dell’AIFA, Giorgio Palù ad affermare [25]il covid può essere uscito dai laboratori cinesi, volevano simulare una mutazione spontanea ... Non occorrono sofisticate operazioni di taglia e cuci genomico per modificare il virus di una specie animale e renderlo in grado di infettare l’uomo. Basta replicarlo su cellule umane per passaggi ripetuti, ... Credo si sia tentato di dimostrare in laboratorio quello che può avvenire in natura con una mutazione spontanea ...”.

Nell’ottobre 2022 appare sulla rivista scientifica BioRxiv una ricerca pre-print dal titolo “l'impronta digitale dell'endonucleasi indica un'origine sintetica di SARS-CoV-2” dove si afferma:

"Abbiamo scoperto che il SARS-CoV-2 è un'anomalia, più probabilmente un prodotto dell'assemblaggio sintetico che dell'evoluzione naturale ... La mappa [...] del SARS-CoV-2 è coerente con molti genomi di coronavirus sintetici precedentemente riportati, [...], differisce dai parenti più stretti per un tasso significativamente più alto di mutazioni sinonimiche [...] e ha un'impronta digitale sintetica che è improbabile si sia evoluta dai suoi parenti stretti. Riportiamo un'alta probabilità che il SARS-CoV-2 possa aver avuto origine come un clone infettivo assemblato in vitro. Per costruire varianti sintetiche dei coronavirus naturali in laboratorio i ricercatori usano spesso un metodo chiamato assemblaggio del genoma in vitro ... L'impronta digitale sintetica del SARS-CoV-2 è anomala nei coronavirus selvatici e comune nei virus assemblati in laboratorio. [...] I nostri risultati suggeriscono fortemente un'origine sintetica del SARS-CoV-2.2"

Sempre nel mese di ottobre 2022 viene reso pubblico un documento (Interim Report) dal titolo "Un’analisi delle origini della pandemia COVID-19” [26]. La commissione d’inchiesta del Senato americano suggerisce che, sulla base dell'analisi delle informazioni pubblicamente disponibili, appare ragionevole concludere che la pandemia di COVID-19 è stata, molto probabilmente, il risultato di un incidente correlato alla ricerca. Nuove informazioni, rese pubblicamente disponibili e verificabili in modo indipendente, potrebbero modificare tale valutazione. Tuttavia, l'ipotesi di un'origine zoonotica naturale non merita più il beneficio del dubbio, né la presunzione di esattezza. Le seguenti sono questioni critiche in sospeso che dovrebbero essere affrontate per poter concludere in modo più definitivo le origini di SARS-CoV-2:

  • Qual è la specie ospite intermedia per SARS-CoV-2? Dove ha infettato per la prima volta gli esseri umani?
  • Dov'è il serbatoio virale di SARS-CoV-2?
  • In che modo SARS-CoV-2 ha acquisito le sue caratteristiche genetiche uniche, come il sito di scissione della furina?

I sostenitori della teoria dell'origine zoonotica dovrebbero fornire prove chiare e convincenti che la fonte della pandemia è un naturale spillover zoonotico, come è stato dimostrato per l'epidemia di SARS del 2002-2004. In altre parole, devono esserci prove verificabili che si sia effettivamente trattato di uno spillover zoonotico naturale, non semplicemente che un tale spillover possa essersi verificato.

 

Riferimenti


[6] “La Convenzione sul divieto di sviluppo, produzione e stoccaggio di armi batteriologiche (biologiche) e tossiniche e sulla loro distruzione” https://www.un.org/disarmament/biological-weapons

CC

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