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Un giorno di scuola diverso

Oggi, venerdì 16 marzo 2018, sembra essere un giorno come tanti. Quotidiano, feriale.

È ancora buio fuori. Tra poco mi alzerò, mi preparerò... poi ti verrò a svegliare con con il nostro dolce bacio del mattino. Come ho fatto ogni giorno da quando sei nato. Eppure sarà un bacio diverso, nuovo.

Tu ti sveglierai e mi abbraccerai, con quel tuo sorriso dolce ed ancora impastato di sogni. Faremo colazione insieme ridendo e raccontandoci i desideri per la giornata.

Ci vestiremo e ti accompagnerò all'asilo canticchiando per strada, perché, per te, ritrovare i tuoi compagni e le tue maestre è un momento di gioia. Lo percepisco da come la sera prepari i vestiti per il giorno dopo e dalla cura con cui scegli un giochino da portare, quando mi dici "Mamma, deve essere piccolo, così torna nella tasca dopo che ci ho giocato con i miei amici!".

Eppure oggi non è un giorno come tutti gli altri.

Ieri, tu e con te altri bambini, a scuola non ci siete andati, o meglio, non ci siete potuti andare. Siete stati esclusi, emarginati, lasciati fuori.

Perché non vaccinati.

Ieri, io e altri genitori ci siamo dovuti mobilitare, abbiamo perso ore di lavoro e di serenità, abbiamo fatto telefonate alla segreteria della scuola, abbiamo cercato di capire. Capire perché, una mattina come tante altre, una maestra dice alla nonna che ti accompagna, a voce e in corridoio (in barba a tutte le tutele della privacy!): "Il bimbo da domani non può più frequentare!". Capire perché una maestra possa decidere arbitrariamente di dire questo, nonostante le indicazioni della "Via Ligure" siano chiare e nonostante tu sia perfettamente in regola con la presentazione di tutta la documentazione necessaria.

Sono stati due giorni complessi, fatti di incredulità, di rabbia, di paura.

È stata una notte trascorsa a studiare il kit scuola, a porsi mille domande e alla ricerca di mille risposte. E poi altre mille domande.

Sei stato "escluso" da un luogo, la scuola dell'infanzia, che dovrebbe essere momento di inclusione e integrazione. Comunità educante che accoglie. Tutti. Un luogo che dovrebbe valorizzare e non stigmatizzare le differenze. Che dovrebbe considerarle una ricchezza e una risorsa. Un'opportunità. Che dovrebbe aborrire ogni etichettatura di genere, religione, nazionalità, lingua, condizione economica, fisica... Dovrebbe...

E io in questi due giorni mi sono sentita persa. Per la prima volta, da quando abbiamo intrapreso questo percorso di scelta consapevole, ho avuto Paura, quella con la P maiuscola.

Ho messo in discussione le mie decisioni e le mie convinzioni più profonde. Mi sono chiesta a che prezzo sto percorrendo questa strada di Scelta Libera.

Cosa devo sacrificare del tuo mondo... o della tua vita.

Mi sono chiesta che valore abbiano gli ideali per cui vivo e lavoro ogni giorno. Mi sono chiesta se abbia davvero senso chiamare scuola un luogo che discrimina.

Mamma Francesca