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CODICE-DEONTOLOGICO-MEDICO.pdf
04 Gennaio 2019
FEDERAZIONE
NAZIONALE
DEGLI
ORDINI
DEI
MEDICI
CHIRURGHI
E
DEGLI
ODONTOIATRI
CODICE
DI
DEONTOLOGIA
MEDICA
(2014)
Art.
54
modificato
in
data
16
dicembre
2016
Art.
56
modificato
in
data
19
maggio
2016
GIURAMENTO
PROFESSIONALE
2
Consapevole
dell'importanza
e
della
solennità
dell'atto
che
compio
e
dell'impegno
che
assumo,
giuro:
-‐
di
esercitare
la
medicina
in
autonomia
di
giudizio
e
responsabilità
di
comportamento
contrastando
ogni
indebito
condizionamento
che
limiti
la
libertà
e
l’indipendenza
della
professione;
-‐
di
perseguire
la
difesa
della
vita,
la
tutela
della
salute
fisica
e
psichica,
il
trattamento
del
dolore
e
il
sollievo
dalla
sofferenza
nel
rispetto
della
dignità
e
libertà
della
persona
cui
con
costante
impegno
scientifico,
culturale
e
sociale
ispirerò
ogni
mio
atto
professionale;
-‐
di
curare
ogni
paziente
con
scrupolo
e
impegno,
senza
discriminazione
alcuna,
promuovendo
l’eliminazione
di
ogni
forma
di
diseguaglianza
nella
tutela
della
salute;
-‐
di
non
compiere
mai
atti
finalizzati
a
provocare
la
morte;
-‐
di
non
intraprendere
né
insistere
in
procedure
diagnostiche
e
interventi
terapeutici
clinicamente
inappropriati
ed
eticamente
non
proporzionati,
senza
mai
abbandonare
la
cura
del
malato;
-‐
di
perseguire
con
la
persona
assistita
una
relazione
di
cura
fondata
sulla
fiducia
e
sul
rispetto
dei
valori
e
dei
diritti
di
ciascuno
e
su
un’informazione,
preliminare
al
consenso,
comprensibile
e
completa;
-‐
di
attenermi
ai
principi
morali
di
umanità
e
solidarietà
nonché
a
quelli
civili
di
rispetto
dell’autonomia
della
persona;
-‐
di
mettere
le
mie
conoscenze
a
disposizione
del
progresso
della
medicina,
fondato
sul
rigore
etico
e
scientifico
della
ricerca,
i
cui
fini
sono
la
tutela
della
salute
e
della
vita;
-‐
di
affidare
la
mia
reputazione
professionale
alle
mie
competenze
e
al
rispetto
delle
regole
deontologiche
e
di
evitare,
anche
al
di
fuori
dell'esercizio
professionale,
ogni
atto
e
comportamento
che
possano
ledere
il
decoro
e
la
dignità
della
professione;
-‐
di
ispirare
la
soluzione
di
ogni
divergenza
di
opinioni
al
reciproco
rispetto;
-‐
di
prestare
soccorso
nei
casi
d’urgenza
e
di
mettermi
a
disposizione
dell'Autorità
competente,
in
caso
di
pubblica
calamità;
-‐
di
rispettare
il
segreto
professionale
e
di
tutelare
la
riservatezza
su
tutto
ciò
che
mi
è
confidato,
che
osservo
o
che
ho
osservato,inteso
o
intuito
nella
mia
professione
o
in
ragione
del
mio
stato
o
ufficio;
-‐
di
prestare,
in
scienza
e
coscienza,
la
mia
opera,
con
diligenza,
perizia
e
prudenza
e
secondo
equità,
osservando
le
norme
deontologiche
che
regolano
l'esercizio
della
professione.
TITOLO
I
CONTENUTI
E
FINALITÀ
Art.
1
Definizione
Il
Codice
di
deontologia
medica
-‐
di
seguito
indicato
con
il
termine
“Codice”
-‐
identifica
le
regole,
ispirate
ai
principi
di
etica
medica,
che
disciplinano
l’esercizio
professionale
del
medico
chirurgo
e
dell’odontoiatra
-‐
di
seguito
indicati
con
il
termine
“medico”
-‐
iscritti
ai
rispettivi
Albi
professionali.
Il
Codice,
in
armonia
con
i
principi
etici
di
umanità
e
solidarietà
e
civili
di
sussidiarietà,
impegna
il
medico
nella
tutela
della
salute
individuale
e
collettiva
vigilando
sulla
dignità,
sul
decoro,
sull’indipendenza
e
sulla
qualità
della
professione.
Il
Codice
regola
anche
i
comportamenti
assunti
al
di
fuori
dell’esercizio
professionale
quando
ritenuti
rilevanti
e
incidenti
sul
decoro
della
professione.
3
Il
medico
deve
conoscere
e
rispettare
il
Codice
e
gli
indirizzi
applicativi
allegati.
Il
medico
deve
prestare
il
giuramento
professionale
che
è
parte
costitutiva
del
Codice
stesso.
Art.
2
Potestà
disciplinare
L’inosservanza
o
la
violazione
del
Codice,
anche
se
derivante
da
ignoranza,
costituisce
illecito
disciplinare,
valutato
secondo
le
procedure
e
nei
termini
previsti
dall’ordinamento
professionale.
Il
medico
segnala
all’Ordine
professionale
territorialmente
competente
-‐
di
seguito
indicato
con
il
termine
“Ordine”
-‐
ogni
iniziativa
tendente
a
imporgli
comportamenti
in
contrasto
con
il
Codice.
TITOLO
II
DOVERI
E
COMPETENZE
DEL
MEDICO
Art.
3
Doveri
generali
e
competenze
del
medico
Doveri
del
medico
sono
la
tutela
della
vita,
della
salute
psico-‐fisica,
il
trattamento
del
dolore
e
il
sollievo
della
sofferenza,
nel
rispetto
della
libertà
e
della
dignità
della
persona,
senza
discriminazione
alcuna,
quali
che
siano
le
condizioni
istituzionali
o
sociali
nelle
quali
opera.
Al
fine
di
tutelare
la
salute
individuale
e
collettiva,
il
medico
esercita
attività
basate
sulle
competenze,
specifiche
ed
esclusive,
previste
negli
obiettivi
formativi
degli
Ordinamenti
didattici
dei
Corsi
di
Laurea
in
Medicina
e
Chirurgia
e
Odontoiatria
e
Protesi
dentaria,
integrate
e
ampliate
dallo
sviluppo
delle
conoscenze
in
medicina,
delle
abilità
tecniche
e
non
tecniche
connesse
alla
pratica
professionale,
delle
innovazioni
organizzative
e
gestionali
in
sanità,
dell’insegnamento
e
della
ricerca.
La
diagnosi
a
fini
preventivi,
terapeutici
e
riabilitativi
è
una
diretta,
esclusiva
e
non
delegabile
competenza
del
medico
e
impegna
la
sua
autonomia
e
responsabilità.
Tali
attività,
legittimate
dall’abilitazione
dello
Stato
e
dall’iscrizione
agli
Ordini
professionali
nei
rispettivi
Albi,
sono
altresì
definite
dal
Codice.
Art.
4
Libertà
e
indipendenza
della
professione.
Autonomia
e
responsabilità
del
medico
L’esercizio
professionale
del
medico
è
fondato
sui
principi
di
libertà,
indipendenza,
autonomia
e
responsabilità.
Il
medico
ispira
la
propria
attività
professionale
ai
principi
e
alle
regole
della
deontologia
professionale
senza
sottostare
a
interessi,
imposizioni
o
condizionamenti
di
qualsiasi
natura.
Art.
5
Promozione
della
salute,
ambiente
e
salute
globale
Il
medico,
nel
considerare
l'ambiente
di
vita
e
di
lavoro
e
i
livelli
di
istruzione
e
di
equità
sociale
quali
determinanti
fondamentali
della
salute
individuale
e
collettiva,
collabora
all’attuazione
di
idonee
politiche
educative,
di
prevenzione
e
di
contrasto
alle
disuguaglianze
alla
salute
e
promuove
l'adozione
di
stili
di
vita
salubri,
informando
sui
principali
fattori
di
rischio.
Il
medico,
sulla
base
delle
conoscenze
disponibili,
si
adopera
per
una
pertinente
comunicazione
sull’esposizione
e
sulla
vulnerabilità
a
fattori
di
rischio
ambientale
e
favorisce
un
utilizzo
appropriato
delle
risorse
naturali,
per
un
ecosistema
equilibrato
e
vivibile
anche
dalle
future
generazioni.
Art.
6
Qualità
professionale
e
gestionale
Il
medico
fonda
l’esercizio
delle
proprie
competenze
tecnico-‐professionali
sui
principi
di
efficacia
e
di
appropriatezza,
aggiornandoli
alle
conoscenze
scientifiche
disponibili
e
mediante
una
costante
verifica
e
revisione
dei
propri
atti.
4
Il
medico,
in
ogni
ambito
operativo,
persegue
l’uso
ottimale
delle
risorse
pubbliche
e
private
salvaguardando
l’efficacia,
la
sicurezza
e
l’umanizzazione
dei
servizi
sanitari,
contrastando
ogni
forma
di
discriminazione
nell’accesso
alle
cure.
Art.
7
Status
professionale
In
nessun
caso
il
medico
abusa
del
proprio
status
professionale.
Il
medico
che
riveste
cariche
pubbliche
non
può
avvalersene
per
vantaggio
professionale.
Il
medico
valuta
responsabilmente
la
propria
condizione
psico-‐fisica
in
rapporto
all’attività
professionale.
Art.
8
Dovere
di
intervento
Il
medico
in
caso
di
urgenza,
indipendentemente
dalla
sua
abituale
attività,
deve
prestare
soccorso
e
comunque
attivarsi
tempestivamente
per
assicurare
idonea
assistenza.
Art.
9
Calamità
Il
medico
in
ogni
situazione
di
calamità
deve
porsi
a
disposizione
dell'Autorità
competente.
Art.
10
Segreto
professionale
Il
medico
deve
mantenere
il
segreto
su
tutto
ciò
di
cui
è
a
conoscenza
in
ragione
della
propria
attività
professionale.
La
morte
della
persona
assistita
non
esime
il
medico
dall’obbligo
del
segreto
professionale.
Il
medico
informa
i
collaboratori
e
discenti
dell’obbligo
del
segreto
professionale
sollecitandone
il
rispetto.
La
violazione
del
segreto
professionale
assume
maggiore
gravità
quando
ne
possa
derivare
profitto
proprio
o
altrui,
ovvero
nocumento
per
la
persona
assistita
o
per
altri.
La
rivelazione
è
ammessa
esclusivamente
se
motivata
da
una
giusta
causa
prevista
dall’ordinamento
o
dall’adempimento
di
un
obbligo
di
legge.
Il
medico
non
deve
rendere
all’Autorità
competente
in
materia
di
giustizia
e
di
sicurezza
testimonianze
su
fatti
e
circostanze
inerenti
al
segreto
professionale.
La
sospensione
o
l’interdizione
dall’esercizio
professionale
e
la
cancellazione
dagli
Albi
non
dispensano
dall’osservanza
del
segreto
professionale.
Art.
11
Riservatezza
dei
dati
personali
Il
medico
acquisisce
la
titolarità
del
trattamento
dei
dati
personali
previo
consenso
informato
dell’assistito
o
del
suo
rappresentante
legale
ed
è
tenuto
al
rispetto
della
riservatezza,
in
particolare
dei
dati
inerenti
alla
salute
e
alla
vita
sessuale.
Il
medico
assicura
la
non
identificabilità
dei
soggetti
coinvolti
nelle
pubblicazioni
o
divulgazioni
scientifiche
di
dati
e
studi
clinici.
Il
medico
non
collabora
alla
costituzione,
alla
gestione
o
all’utilizzo
di
banche
di
dati
relativi
a
persone
assistite
in
assenza
di
garanzie
sulla
preliminare
acquisizione
del
loro
consenso
informato
e
sulla
tutela
della
riservatezza
e
della
sicurezza
dei
dati
stessi.
Art.
12
Trattamento
dei
dati
sensibili
Il
medico
può
trattare
i
dati
sensibili
idonei
a
rivelare
lo
stato
di
salute
della
persona
solo
con
il
consenso
informato
della
stessa
o
del
suo
rappresentante
legale
e
nelle
specifiche
condizioni
previste
dall’ordinamento.
Art.
13
Prescrizione
a
fini
di
prevenzione,
diagnosi,
cura
e
riabilitazione
5
La
prescrizione
a
fini
di
prevenzione,
diagnosi,
cura
e
riabilitazione
è
una
diretta,
specifica,
esclusiva
e
non
delegabile
competenza
del
medico,
impegna
la
sua
autonomia
e
responsabilità
e
deve
far
seguito
a
una
diagnosi
circostanziata
o
a
un
fondato
sospetto
diagnostico.
La
prescrizione
deve
fondarsi
sulle
evidenze
scientifiche
disponibili,
sull’uso
ottimale
delle
risorse
e
sul
rispetto
dei
principi
di
efficacia
clinica,
di
sicurezza
e
di
appropriatezza.
Il
medico
tiene
conto
delle
linee
guida
diagnostico-‐terapeutiche
accreditate
da
fonti
autorevoli
e
indipendenti
quali
raccomandazioni
e
ne
valuta
l’applicabilità
al
caso
specifico.
L’adozione
di
protocolli
diagnostico-‐terapeutici
o
di
percorsi
clinico-‐assistenziali
impegna
la
diretta
responsabilità
del
medico
nella
verifica
della
tollerabilità
e
dell’efficacia
sui
soggetti
coinvolti.
Il
medico
è
tenuto
a
un’adeguata
conoscenza
della
natura
e
degli
effetti
dei
farmaci
prescritti,
delle
loro
indicazioni,
controindicazioni,
interazioni
e
reazioni
individuali
prevedibili
e
delle
modalità
di
impiego
appropriato,
efficace
e
sicuro
dei
mezzi
diagnostico-‐terapeutici.
Il
medico
segnala
tempestivamente
all’Autorità
competente
le
reazioni
avverse
o
sospette
da
farmaci
e
gli
eventi
sfavorevoli
o
sospetti
derivanti
dall’utilizzo
di
presidi
biomedicali.
Il
medico
può
prescrivere
farmaci
non
ancora
registrati
o
non
autorizzati
al
commercio
oppure
per
indicazioni
o
a
dosaggi
non
previsti
dalla
scheda
tecnica,
se
la
loro
tollerabilità
ed
efficacia
è
scientificamente
fondata
e
i
rischi
sono
proporzionati
ai
benefici
attesi;
in
tali
casi
motiva
l’attività,
acquisisce
il
consenso
informato
scritto
del
paziente
e
valuta
nel
tempo
gli
effetti.
Il
medico
può
prescrivere,
sotto
la
sua
diretta
responsabilità
e
per
singoli
casi,
farmaci
che
abbiano
superato
esclusivamente
le
fasi
di
sperimentazione
relative
alla
sicurezza
e
alla
tollerabilità,
nel
rigoroso
rispetto
dell’ordinamento.
Il
medico
non
acconsente
alla
richiesta
di
una
prescrizione
da
parte
dell’assistito
al
solo
scopo
di
compiacerlo.
Il
medico
non
adotta
né
diffonde
pratiche
diagnostiche
o
terapeutiche
delle
quali
non
è
resa
disponibile
idonea
documentazione
scientifica
e
clinica
valutabile
dalla
comunità
professionale
e
dall’Autorità
competente.
Il
medico
non
deve
adottare
né
diffondere
terapie
segrete.
Art.
14
Prevenzione
e
gestione
di
eventi
avversi
e
sicurezza
delle
cure
Il
medico
opera
al
fine
di
garantire
le
più
idonee
condizioni
di
sicurezza
del
paziente
e
degli
operatori
coinvolti,
promuovendo
a
tale
scopo
l'adeguamento
dell'organizzazione
delle
attività
e
dei
comportamenti
professionali
e
contribuendo
alla
prevenzione
e
alla
gestione
del
rischio
clinico
attraverso:
-‐ l’adesione
alle
buone
pratiche
cliniche;
-‐ l’attenzione
al
processo
di
informazione
e
di
raccolta
del
consenso,
nonché
alla
comunicazione
di
un
evento
indesiderato
e
delle
sue
cause;
-‐ lo
sviluppo
continuo
di
attività
formative
e
valutative
sulle
procedure
di
sicurezza
delle
cure;
-‐ la
rilevazione,
la
segnalazione
e
la
valutazione
di
eventi
sentinella,
errori,
“quasi-‐errori”
ed
eventi
avversi
valutando
le
cause
e
garantendo
la
natura
riservata
e
confidenziale
delle
informazioni
raccolte.
Art.
15
Sistemi
e
metodi
di
prevenzione,
diagnosi
e
cura
non
convenzionali
Il
medico
può
prescrivere
e
adottare,
sotto
la
sua
diretta
responsabilità,
sistemi
e
metodi
di
prevenzione,
diagnosi
e
cura
non
convenzionali
nel
rispetto
del
decoro
e
della
dignità
della
professione.
Il
medico
non
deve
sottrarre
la
persona
assistita
a
trattamenti
scientificamente
fondati
e
di
comprovata
efficacia.
Il
medico
garantisce
sia
la
qualità
della
propria
formazione
specifica
nell’utilizzo
dei
sistemi
e
dei
metodi
non
convenzionali,
sia
una
circostanziata
informazione
per
l’acquisizione
del
consenso.
Il
medico
non
deve
collaborare
né
favorire
l’esercizio
di
terzi
non
medici
nelle
discipline
non
convenzionali
riconosciute
quali
attività
esclusive
e
riservate
alla
professione
medica.
Art.
16
6
Procedure
diagnostiche
e
interventi
terapeutici
non
proporzionati
Il
medico,
tenendo
conto
delle
volontà
espresse
dal
paziente
o
dal
suo
rappresentante
legale
e
dei
principi
di
efficacia
e
di
appropriatezza
delle
cure,
non
intraprende
né
insiste
in
procedure
diagnostiche
e
interventi
terapeutici
clinicamente
inappropriati
ed
eticamente
non
proporzionati,
dai
quali
non
ci
si
possa
fondatamente
attendere
un
effettivo
beneficio
per
la
salute
e/o
un
miglioramento
della
qualità
della
vita.
Il
controllo
efficace
del
dolore
si
configura,
in
ogni
condizione
clinica,
come
trattamento
appropriato
e
proporzionato.
Il
medico
che
si
astiene
da
trattamenti
non
proporzionati
non
pone
in
essere
in
alcun
caso
un
comportamento
finalizzato
a
provocare
la
morte.
Art.
17
Atti
finalizzati
a
provocare
la
morte
Il
medico,
anche
su
richiesta
del
paziente,
non
deve
effettuare
né
favorire
atti
finalizzati
a
provocarne
la
morte.
Art.
18
Trattamenti
che
incidono
sull’integrità
psico-‐fisica
I
trattamenti
che
incidono
sull’integrità
psico-‐fisica
sono
attuati
al
fine
esclusivo
di
procurare
un
concreto
beneficio
clinico
alla
persona.
Art.
19
Aggiornamento
e
formazione
professionale
permanente
Il
medico,
nel
corso
di
tutta
la
sua
vita
professionale,
persegue
l’aggiornamento
costante
e
la
formazione
continua
per
lo
sviluppo
delle
conoscenze
e
delle
competenze
professionali
tecniche
e
non
tecniche,
favorendone
la
diffusione
ai
discenti
e
ai
collaboratori.
Il
medico
assolve
agli
obblighi
formativi.
L’Ordine
certifica
agli
iscritti
ai
propri
Albi
i
crediti
acquisiti
nei
percorsi
formativi
e
ne
valuta
le
eventuali
inadempienze.
TITOLO
III
RAPPORTI
CON
LA
PERSONA
ASSISTITA
Art.
20
Relazione
di
cura
La
relazione
tra
medico
e
paziente
è
costituita
sulla
libertà
di
scelta
e
sull’individuazione
e
condivisione
delle
rispettive
autonomie
e
responsabilità.
Il
medico
nella
relazione
persegue
l’alleanza
di
cura
fondata
sulla
reciproca
fiducia
e
sul
mutuo
rispetto
dei
valori
e
dei
diritti
e
su
un’informazione
comprensibile
e
completa,
considerando
il
tempo
della
comunicazione
quale
tempo
di
cura.
Art.
21
Competenza
professionale
Il
medico
garantisce
impegno
e
competenze
nelle
attività
riservate
alla
professione
di
appartenenza,
non
assumendo
compiti
che
non
sia
in
grado
di
soddisfare
o
che
non
sia
legittimato
a
svolgere.
Art.
22
Rifiuto
di
prestazione
professionale
7
Il
medico
può
rifiutare
la
propria
opera
professionale
quando
vengano
richieste
prestazioni
in
contrasto
con
la
propria
coscienza
o
con
i
propri
convincimenti
tecnico-‐scientifici,
a
meno
che
il
rifiuto
non
sia
di
grave
e
immediato
nocumento
per
la
salute
della
persona,
fornendo
comunque
ogni
utile
informazione
e
chiarimento
per
consentire
la
fruizione
della
prestazione.
Art.
23
Continuità
delle
cure
Il
medico
garantisce
la
continuità
delle
cure
e,
in
caso
di
indisponibilità,
di
impedimento
o
del
venire
meno
del
rapporto
di
fiducia,
assicura
la
propria
sostituzione
informando
la
persona
assistita.
Il
medico
che
si
trovi
di
fronte
a
situazioni
cliniche
alle
quali
non
sia
in
grado
di
provvedere
efficacemente,
indica
al
paziente
le
specifiche
competenze
necessarie
al
caso
in
esame.
Art.
24
Certificazione
Il
medico
è
tenuto
a
rilasciare
alla
persona
assistita
certificazioni
relative
allo
stato
di
salute
che
attestino
in
modo
puntuale
e
diligente
i
dati
anamnestici
raccolti
e/o
i
rilievi
clinici
direttamente
constatati
od
oggettivamente
documentati.
Art.
25
Documentazione
sanitaria
Il
medico
deve,
nell’interesse
esclusivo
della
persona
assistita,
mettere
la
documentazione
clinica
in
suo
possesso
a
disposizione
della
stessa
o
del
suo
rappresentante
legale
o
di
medici
e
istituzioni
da
essa
indicati
per
iscritto.
Il
medico,
nei
casi
di
arruolamento
in
protocolli
di
ricerca,
registra
i
modi
e
i
tempi
dell’informazione
e
del
consenso
informato
anche
relativamente
al
trattamento
dei
dati
sensibili.
Art.
26
Cartella
clinica
Il
medico
redige
la
cartella
clinica,
quale
documento
essenziale
dell’evento
ricovero,
con
completezza,
chiarezza
e
diligenza
e
ne
tutela
la
riservatezza;
le
eventuali
correzioni
vanno
motivate
e
sottoscritte.
Il
medico
riporta
nella
cartella
clinica
i
dati
anamnestici
e
quelli
obiettivi
relativi
alla
condizione
clinica
e
alle
attività
diagnostico-‐terapeutiche
a
tal
fine
praticate;
registra
il
decorso
clinico
assistenziale
nel
suo
contestuale
manifestarsi
o
nell’eventuale
pianificazione
anticipata
delle
cure
nel
caso
di
paziente
con
malattia
progressiva,
garantendo
la
tracciabilità
della
sua
redazione.
Il
medico
registra
nella
cartella
clinica
i
modi
e
i
tempi
dell’informazione
e
i
termini
del
consenso
o
dissenso
della
persona
assistita
o
del
suo
rappresentante
legale
anche
relativamente
al
trattamento
dei
dati
sensibili,
in
particolare
in
casi
di
arruolamento
in
protocolli
di
ricerca.
Art.
27
Libera
scelta
del
medico
e
del
luogo
di
cura
La
libera
scelta
del
medico
e
del
luogo
di
cura
costituisce
diritto
della
persona.
È
vietato
qualsiasi
accordo
tra
medici
tendente
a
influenzare
la
libera
scelta
della
persona
assistita,
pur
essendo
consentito
indicare,
se
opportuno
e
nel
suo
esclusivo
interesse,
consulenti
o
luoghi
di
cura
ritenuti
idonei
al
caso.
8
Art.
28
Risoluzione
del
rapporto
fiduciario
Il
medico,
se
ritiene
interrotto
il
rapporto
di
fiducia
con
la
persona
assistita
o
con
il
suo
rappresentante
legale,
può
risolvere
la
relazione
di
cura
con
tempestivo
e
idoneo
avviso,
proseguendo
la
sua
opera
sino
alla
sostituzione
con
altro
collega,
cui
sono
trasmesse
le
informazioni
e
la
documentazione
utili
alla
continuità
delle
cure,
previo
consenso
scritto
della
persona
assistita.
Art.
29
Cessione
di
farmaci
Il
medico
non
può
cedere
farmaci
a
scopo
di
lucro.
Art.
30
Conflitto
di
interessi
Il
medico
evita
qualsiasi
condizione
di
conflitto
di
interessi
nella
quale
il
comportamento
professionale
risulti
subordinato
a
indebiti
vantaggi
economici
o
di
altra
natura.
Il
medico
dichiara
le
condizioni
di
conflitto
di
interessi
riguardanti
aspetti
economici
e
di
altra
natura
che
possono
manifestarsi
nella
ricerca
scientifica,
nella
formazione
e
nell’aggiornamento
professionale,
nella
prescrizione
diagnostico-‐terapeutica,
nella
divulgazione
scientifica,
nei
rapporti
individuali
e
di
gruppo
con
industrie,
enti,
organizzazioni
e
istituzioni,
o
con
la
Pubblica
Amministrazione,
attenendosi
agli
indirizzi
applicativi
allegati.
Art.
31
Accordi
illeciti
nella
prescrizione
Al
medico
è
vietata
ogni
forma
di
prescrizione
concordata
che
possa
procurare
o
procuri
a
se
stesso
o
a
terzi
un
illecito
vantaggio
economico
o
altre
utilità.
Art.
32
Doveri
del
medico
nei
confronti
dei
soggetti
fragili
Il
medico
tutela
il
minore,
la
vittima
di
qualsiasi
abuso
o
violenza
e
la
persona
in
condizioni
di
vulnerabilità
o
fragilità
psico-‐fisica,
sociale
o
civile
in
particolare
quando
ritiene
che
l’ambiente
in
cui
vive
non
sia
idoneo
a
proteggere
la
sua
salute,
la
dignità
e
la
qualità
di
vita.
Il
medico
segnala
all’Autorità
competente
le
condizioni
di
discriminazione,
maltrattamento
fisico
o
psichico,
violenza
o
abuso
sessuale.
Il
medico,
in
caso
di
opposizione
del
rappresentante
legale
a
interventi
ritenuti
appropriati
e
proporzionati,
ricorre
all’Autorità
competente.
Il
medico
prescrive
e
attua
misure
e
trattamenti
coattivi
fisici,
farmacologici
e
ambientali
nei
soli
casi
e
per
la
durata
connessi
a
documentate
necessità
cliniche,
nel
rispetto
della
dignità
e
della
sicurezza
della
persona.
TITOLO
IV
INFORMAZIONE
E
COMUNICAZIONE
CONSENSO
E
DISSENSO
Art.
33
Informazione
e
comunicazione
con
la
persona
assistita
Il
medico
garantisce
alla
persona
assistita
o
al
suo
rappresentante
legale
un’informazione
comprensibile
ed
esaustiva
sulla
prevenzione,
sul
percorso
diagnostico,
sulla
diagnosi,
sulla
prognosi,
sulla
terapia
e
sulle
eventuali
alternative
diagnostico-‐terapeutiche,
sui
prevedibili
rischi
e
complicanze,
nonché
sui
comportamenti
che
il
paziente
dovrà
osservare
nel
processo
di
cura.
Il
medico
adegua
la
comunicazione
alla
capacità
di
comprensione
della
persona
assistita
o
del
suo
rappresentante
legale,
corrispondendo
a
ogni
richiesta
di
chiarimento,
tenendo
conto
della
sensibilità
e
9
reattività
emotiva
dei
medesimi,
in
particolare
in
caso
di
prognosi
gravi
o
infauste,
senza
escludere
elementi
di
speranza.
Il
medico
rispetta
la
necessaria
riservatezza
dell’informazione
e
la
volontà
della
persona
assistita
di
non
essere
informata
o
di
delegare
ad
altro
soggetto
l’informazione,
riportandola
nella
documentazione
sanitaria.
Il
medico
garantisce
al
minore
elementi
di
informazione
utili
perché
comprenda
la
sua
condizione
di
salute
e
gli
interventi
diagnostico-‐terapeutici
programmati,
al
fine
di
coinvolgerlo
nel
processo
decisionale.
Art.
34
Informazione
e
comunicazione
a
terzi
L’informazione
a
terzi
può
essere
fornita
previo
consenso
esplicitamente
espresso
dalla
persona
assistita,
fatto
salvo
quanto
previsto
agli
artt.
10
e
12,
allorché
sia
in
grave
pericolo
la
salute
o
la
vita
del
soggetto
stesso
o
di
altri.
Il
medico,
in
caso
di
paziente
ricoverato,
raccoglie
gli
eventuali
nominativi
delle
persone
indicate
dallo
stesso
a
ricevere
la
comunicazione
dei
dati
sensibili.
Art.
35
Consenso
e
dissenso
informato
L’acquisizione
del
consenso
o
del
dissenso
è
un
atto
di
specifica
ed
esclusiva
competenza
del
medico,
non
delegabile.
Il
medico
non
intraprende
né
prosegue
in
procedure
diagnostiche
e/o
interventi
terapeutici
senza
la
preliminare
acquisizione
del
consenso
informato
o
in
presenza
di
dissenso
informato.
Il
medico
acquisisce,
in
forma
scritta
e
sottoscritta
o
con
altre
modalità
di
pari
efficacia
documentale,
il
consenso
o
il
dissenso
del
paziente,
nei
casi
previsti
dall’ordinamento
e
dal
Codice
e
in
quelli
prevedibilmente
gravati
da
elevato
rischio
di
mortalità
o
da
esiti
che
incidano
in
modo
rilevante
sull’integrità
psico-‐fisica.
Il
medico
tiene
in
adeguata
considerazione
le
opinioni
espresse
dal
minore
in
tutti
i
processi
decisionali
che
lo
riguardano.
Art.
36
Assistenza
di
urgenza
e
di
emergenza
Il
medico
assicura
l’assistenza
indispensabile,
in
condizioni
d’urgenza
e
di
emergenza,
nel
rispetto
delle
volontà
se
espresse
o
tenendo
conto
delle
dichiarazioni
anticipate
di
trattamento
se
manifestate.
Art.
37
Consenso
o
dissenso
del
rappresentante
legale
Il
medico,
in
caso
di
paziente
minore
o
incapace,
acquisisce
dal
rappresentante
legale
il
consenso
o
il
dissenso
informato
alle
procedure
diagnostiche
e/o
agli
interventi
terapeutici.
Il
medico
segnala
all'Autorità
competente
l’opposizione
da
parte
del
minore
informato
e
consapevole
o
di
chi
ne
esercita
la
potestà
genitoriale
a
un
trattamento
ritenuto
necessario
e,
in
relazione
alle
condizioni
cliniche,
procede
comunque
tempestivamente
alle
cure
ritenute
indispensabili
e
indifferibili.
Art.
38
Dichiarazioni
anticipate
di
trattamento
Il
medico
tiene
conto
delle
dichiarazioni
anticipate
di
trattamento
espresse
in
forma
scritta,
sottoscritta
e
datata
da
parte
di
persona
capace
e
successive
a
un’informazione
medica
di
cui
resta
traccia
documentale.
La
dichiarazione
anticipata
di
trattamento
comprova
la
libertà
e
la
consapevolezza
della
scelta
sulle
procedure
diagnostiche
e/o
sugli
interventi
terapeutici
che
si
desidera
o
non
si
desidera
vengano
attuati
in
condizioni
di
totale
o
grave
compromissione
delle
facoltà
cognitive
o
valutative
che
impediscono
l’espressione
di
volontà
attuali.
Il
medico,
nel
tenere
conto
delle
dichiarazioni
anticipate
di
trattamento,
verifica
la
loro
congruenza
logica
e
clinica
con
la
condizione
in
atto
e
ispira
la
propria
condotta
al
rispetto
della
dignità
e
della
qualità
di
vita
del
paziente,
dandone
chiara
espressione
nella
documentazione
sanitaria.
10
Il
medico
coopera
con
il
rappresentante
legale
perseguendo
il
migliore
interesse
del
paziente
e
in
caso
di
contrasto
si
avvale
del
dirimente
giudizio
previsto
dall’ordinamento
e,
in
relazione
alle
condizioni
cliniche,
procede
comunque
tempestivamente
alle
cure
ritenute
indispensabili
e
indifferibili.
Art.
39
Assistenza
al
paziente
con
prognosi
infausta
o
con
definitiva
compromissione
dello
stato
di
coscienza
Il
medico
non
abbandona
il
paziente
con
prognosi
infausta
o
con
definitiva
compromissione
dello
stato
di
coscienza,
ma
continua
ad
assisterlo
e
se
in
condizioni
terminali
impronta
la
propria
opera
alla
sedazione
del
dolore
e
al
sollievo
dalle
sofferenze
tutelando
la
volontà,
la
dignità
e
la
qualità
della
vita.
Il
medico,
in
caso
di
definitiva
compromissione
dello
stato
di
coscienza
del
paziente,
prosegue
nella
terapia
del
dolore
e
nelle
cure
palliative,
attuando
trattamenti
di
sostegno
delle
funzioni
vitali
finché
ritenuti
proporzionati,
tenendo
conto
delle
dichiarazioni
anticipate
di
trattamento.
TITOLO
V
TRAPIANTI
DI
ORGANI,
TESSUTI
E
CELLULE
Art.
40
Donazione
di
organi,
tessuti
e
cellule
Il
medico
promuove
la
cultura
della
donazione
di
organi,
tessuti
e
cellule,
collaborando
all’informazione
dei
cittadini
e
sostenendo
donatori
e
riceventi.
Art.
41
Prelievo
di
organi,
tessuti
e
cellule
a
scopo
di
trapianto
Il
prelievo
da
cadavere
di
organi,
tessuti
e
cellule
a
scopo
di
trapianto
terapeutico
è
praticato
nel
rispetto
dell’ordinamento
garantendo
la
corretta
informazione
dei
familiari.
Il
prelievo
da
vivente
è
aggiuntivo
e
non
sostitutivo
del
prelievo
da
cadavere
e
il
medico,
nell’acquisizione
del
consenso
informato
scritto,
si
adopera
per
la
piena
comprensione
dei
rischi
da
parte
del
donatore
e
del
ricevente.
Il
medico
non
partecipa
ad
attività
di
trapianto
nelle
quali
la
disponibilità
di
organi,
tessuti
e
cellule
abbia
finalità
di
lucro.
TITOLO
VI
SESSUALITÀ,
RIPRODUZIONE
E
GENETICA
Art.
42
Informazione
in
materia
di
sessualità,
riproduzione
e
contraccezione
Il
medico,
al
fine
di
tutelare
la
salute
individuale
e
collettiva
e
la
procreazione
cosciente
e
responsabile,
fornisce
ai
singoli
e
alla
coppia
ogni
idonea
informazione
in
materia
di
sessualità,
riproduzione
e
contraccezione.
Art.
43
Interruzione
volontaria
di
gravidanza
Gli
atti
medici
connessi
all’interruzione
volontaria
di
gravidanza
operati
al
di
fuori
dell’ordinamento,
sono
vietati
e
costituiscono
grave
infrazione
deontologica
tanto
più
se
compiuti
a
scopo
di
lucro.
L’obiezione
di
coscienza
si
esprime
nell’ambito
e
nei
limiti
dell’ordinamento
e
non
esime
il
medico
dagli
obblighi
e
dai
doveri
inerenti
alla
relazione
di
cura
nei
confronti
della
donna.
Art.
44
Procreazione
medicalmente
assistita
11
Le
indicazioni
e
le
correlate
procedure
diagnostiche
e
i
trattamenti
terapeutici
relativi
alla
procreazione
medicalmente
assistita
sono
di
esclusiva
competenza
del
medico
che
opera
in
autonomia
e
responsabilità
e
nel
rispetto
dell’ordinamento.
Il
medico
prospetta
alla
coppia
le
opportune
soluzioni
fondate
su
accreditate
acquisizioni
scientifiche
e
informa
sulle
possibilità
di
successo
nei
confronti
dell’infertilità,
sui
rischi
per
la
salute
della
donna
e
del
nascituro
e
sulle
adeguate
e
possibili
misure
di
prevenzione.
È
vietata
ogni
pratica
di
procreazione
medicalmente
assistita
a
fini
di
selezione
etnica
o
genetica;
non
è
consentita
la
produzione
di
embrioni
ai
soli
fini
di
ricerca
e
ogni
sfruttamento
commerciale,
pubblicitario,
industriale
di
gameti,
embrioni
e
tessuti
embrionali
o
fetali.
Sono
fatte
salve
le
norme
in
materia
di
obiezione
di
coscienza,
senza
esimere
il
medico
dagli
obblighi
e
dai
doveri
inerenti
alla
relazione
di
cura
nei
confronti
della
coppia.
Art.
45
Interventi
sul
genoma
umano
Il
medico
prescrive
e
attua
interventi
al
genoma
umano
per
esclusivi
fini
di
prevenzione,
diagnosi
e
cura
di
condizioni
patologiche
o
a
queste
predisponenti
e
per
la
ricerca
di
nuovi
trattamenti
diagnostico-‐terapeutici
appropriati
ed
efficaci.
Il
medico
garantisce
idonea
informazione
sui
rischi
connessi
alle
procedure
e
alle
loro
possibilità
di
successo
acquisendo
il
consenso
scritto.
Art.
46
Indagini
predittive
Il
medico
prescrive
o
esegue
indagini
predittive
con
il
consenso
scritto
del
soggetto
interessato
o
del
suo
rappresentante
legale,
che
sono
gli
unici
destinatari
dei
dati
e
delle
relative
informazioni.
Il
medico
informa
la
persona
interessata
sul
significato
e
sulle
finalità
dell’indagine,
sull’effettiva
probabilità
di
attendibile
predizione,
sulla
fattibilità
di
interventi
terapeutici
disponibili
ed
efficaci
e
sulla
possibilità
di
conseguenze
negative
sulla
qualità
di
vita
conseguenti
alla
conoscenza
dei
risultati.
Il
medico
non
prescrive
né
esegue
test
predittivi
richiesti
e
prodotti
a
fini
meramente
assicurativi
od
occupazionali.
Le
indagini
predittive
in
gravidanza,
destinate
alla
tutela
della
salute
della
donna
e
del
nascituro,
sono
consentite
se
autorizzate
in
forma
scritta
dalla
gestante,
successivamente
a
idonea
informazione.
TITOLO
VII
RICERCA
E
SPERIMENTAZIONE
Art.
47
Sperimentazione
scientifica
Il
medico
nell’attività
di
sperimentazione
persegue
il
progresso
della
medicina
fondandolo
sulla
ricerca
scientifica,
il
cui
obiettivo
primario
è
quello
di
migliorare
le
conoscenze
e
gli
interventi
preventivi,
diagnostici
e
terapeutici
al
fine
di
tutelare
la
salute
e
la
vita.
La
ricerca
scientifica
si
avvale
anche
della
sperimentazione
umana
e
animale,
programmata
e
attuata
nel
quadro
dell’ordinamento.
Il
medico
incentiva
modelli
alternativi
a
quelli
umani
e
animali,
purché
siano
fondatamente
equivalenti
nei
profili
di
efficacia
sperimentale.
Il
medico
sperimentatore
si
attiene
inoltre
agli
indirizzi
applicativi
allegati.
Art.
48
Sperimentazione
umana
Il
medico
attua
sull’uomo
le
sperimentazioni
sostenute
da
protocolli
scientificamente
fondati
e
ispirati
al
principio
di
salvaguardia
della
vita
e
dell'integrità
psico-‐fisica
e
nel
rispetto
della
dignità
della
persona.
12
La
sperimentazione
sull’uomo
è
subordinata
al
consenso
informato
scritto
del
soggetto
reclutato
e
alla
contestuale
e
idonea
informazione
del
medico
curante
indicato
dallo
stesso.
Il
medico
informa
il
soggetto
reclutato
in
merito
agli
scopi,
ai
metodi,
ai
benefici
prevedibili
e
ai
rischi,
fermo
restando
il
diritto
dello
stesso
di
interrompere
la
sperimentazione
in
qualsiasi
momento,
garantendo
in
ogni
caso
la
continuità
assistenziale.
Nel
caso
di
minore
o
di
persona
incapace,
la
sperimentazione
è
ammessa
solo
per
finalità
preventive
o
terapeutiche
relative
alla
condizione
patologica
in
essere
o
alla
sua
evoluzione.
Il
medico
documenta
la
volontà
del
minore
e
ne
tiene
conto.
Art.
49
Sperimentazione
clinica
Il
medico
propone
e
attua
protocolli
sperimentali
clinici
a
fini
preventivi
o
diagnostico-‐terapeutici
su
volontari
sani
e
malati
se
sono
scientificamente
fondati
la
loro
sicurezza
e
il
razionale
della
loro
efficacia.
La
redazione
del
rapporto
finale
di
una
sperimentazione
è
una
competenza
esclusiva
e
non
delegabile
del
medico
sperimentatore.
Il
medico
garantisce
che
il
soggetto
reclutato
non
sia
sottratto
a
consolidati
trattamenti
indispensabili
al
mantenimento
o
al
ripristino
dello
stato
di
salute.
Art.
50
Sperimentazione
sull’animale
Il
medico
attua
la
sperimentazione
sull'animale
nel
rispetto
dell’ordinamento
e
persegue
l’impiego
di
metodi
e
mezzi
idonei
a
evitare
inutili
sofferenze.
Sono
fatte
salve
le
norme
in
materia
di
obiezione
di
coscienza.
TITOLO
VIII
TRATTAMENTO
MEDICO
E
LIBERTÀ
PERSONALE
Art.
51
Soggetti
in
stato
di
limitata
libertà
personale
Il
medico
che
assiste
una
persona
in
condizioni
di
limitata
libertà
personale
è
tenuto
al
rigoroso
rispetto
dei
suoi
diritti.
Il
medico,
nel
prescrivere
e
attuare
un
trattamento
sanitario
obbligatorio,
opera
sempre
nel
rispetto
della
dignità
della
persona
e
nei
limiti
previsti
dalla
legge.
Art.
52
Tortura
e
trattamenti
disumani
Il
medico
in
nessun
caso
collabora,
partecipa
o
presenzia
a
esecuzioni
capitali,
ad
atti
di
tortura,
violenza
o
a
trattamenti
crudeli,
disumani
o
degradanti.
Il
medico
non
attua
mutilazioni
o
menomazioni
non
aventi
finalità
diagnostico-‐terapeutiche
anche
su
richiesta
dell’interessato.
Art.
53
Rifiuto
consapevole
di
alimentarsi
Il
medico
informa
la
persona
capace
sulle
conseguenze
che
un
rifiuto
protratto
di
alimentarsi
comporta
sulla
sua
salute,
ne
documenta
la
volontà
e
continua
l’assistenza,
non
assumendo
iniziative
costrittive
né
collaborando
a
procedure
coattive
di
alimentazione
o
nutrizione
artificiale.
TITOLO
IX
ONORARI
PROFESSIONALI,
INFORMAZIONE
E
PUBBLICITÀ
SANITARIA
13
Art.
54
1
Esercizio
libero
professionale.
Onorari
e
tutela
della
responsabilità
civile
Il
medico,
nel
perseguire
il
decoro
dell’esercizio
professionale
e
il
principio
dell’intesa
preventiva,
commisura
l’onorario
alla
difficoltà
e
alla
complessità
dell’opera
professionale,
alle
competenze
richieste
e
ai
mezzi
impiegati,
tutelando
la
qualità
e
la
sicurezza
della
prestazione.
Il
medico
comunica
preventivamente
alla
persona
assistita
l’onorario,
che
non
può
essere
subordinato
ai
risultati
della
prestazione
professionale.
In
armonia
con
le
previsioni
normative,
il
medico
libero
professionista
provvede
a
idonea
copertura
assicurativa
per
responsabilità
civile
verso
terzi
connessa
alla
propria
attività
professionale.
Il
medico
può
prestare
gratuitamente
la
propria
opera
purché
tale
comportamento
non
costituisca
concorrenza
sleale
o
sia
finalizzato
a
indebito
accaparramento
di
clientela.
Art.
55
Informazione
sanitaria
Il
medico
promuove
e
attua
un’informazione
sanitaria
accessibile,
trasparente,
rigorosa
e
prudente,
fondata
sulle
conoscenze
scientifiche
acquisite
e
non
divulga
notizie
che
alimentino
aspettative
o
timori
infondati
o,
in
ogni
caso,
idonee
a
determinare
un
pregiudizio
dell’interesse
generale.
Il
medico,
nel
collaborare
con
le
istituzioni
pubbliche
o
con
i
soggetti
privati
nell’attività
di
informazione
sanitaria
e
di
educazione
alla
salute,
evita
la
pubblicità
diretta
o
indiretta
della
propria
attività
professionale
o
la
promozione
delle
proprie
prestazioni.
Art.
56
2
Pubblicità
informativa
sanitaria
La
pubblicità
informativa
sanitaria
del
medico
e
delle
strutture
sanitarie
pubbliche
o
private,
nel
perseguire
il
fine
di
una
scelta
libera
e
consapevole
dei
servizi
professionali,
ha
per
oggetto
esclusivamente
i
titoli
professionali
e
le
specializzazioni,
l'attività
professionale,
le
caratteristiche
del
servizio
offerto
e
l'onorario
relativo
alle
prestazioni.
La
pubblicità
informativa
sanitaria,
con
qualunque
mezzo
diffusa,
rispetta
nelle
forme
e
nei
contenuti
i
principi
propri
della
professione
medica,
dovendo
sempre
essere
veritiera,
corretta
e
funzionale
all'oggetto
dell'informazione,
mai
equivoca,
ingannevole
e
denigratoria.
È
consentita
la
pubblicità
sanitaria
comparativa
delle
prestazioni
mediche
e
odontoiatriche
solo
in
presenza
di
indicatori
clinici
misurabili,
certi
e
condivisi
dalla
comunità
scientifica
che
ne
consentano
confronto
non
ingannevole.
Il
medico
non
diffonde
notizie
su
avanzamenti
nella
ricerca
biomedica
e
su
innovazioni
in
campo
sanitario
non
ancora
validate
e
accreditate
dal
punto
di
vista
scientifico,
in
particolare
se
tali
da
alimentare
attese
infondate
e
speranze
illusorie.
Spetta
all’Ordine
professionale
competente
per
territorio
la
potestà
di
verificare
la
rispondenza
della
pubblicità
informativa
sanitaria
alle
regole
deontologiche
del
presente
Codice
e
prendere
i
necessari
provvedimenti.
Art.
57
Divieto
di
patrocinio
a
fini
commerciali
Il
medico
singolo
o
componente
di
associazioni
scientifiche
o
professionali
non
concede
patrocinio
a
forme
di
pubblicità
promozionali
finalizzate
a
favorire
la
commercializzazione
di
prodotti
sanitari
o
di
qualsivoglia
altra
natura.
TITOLO
X
RAPPORTI
CON
I
COLLEGHI
1
2
Articolo
modificato
in
data
16
dicembre
2016.
Articolo
modificato
in
data
19
maggio
2016.
14
Art.
58
Rapporti
tra
colleghi
Il
medico
impronta
il
rapporto
con
i
colleghi
ai
principi
di
solidarietà
e
collaborazione
e
al
reciproco
rispetto
delle
competenze
tecniche,
funzionali
ed
economiche,
nonché
delle
correlate
autonomie
e
responsabilità.
Il
medico
affronta
eventuali
contrasti
con
i
colleghi
nel
rispetto
reciproco
e
salvaguarda
il
migliore
interesse
della
persona
assistita,
ove
coinvolta.
Il
medico
assiste
i
colleghi
prevedendo
solo
il
ristoro
delle
spese.
Il
medico,
in
caso
di
errore
professionale
di
un
collega,
evita
comportamenti
denigratori
e
colpevolizzanti.
Art.
59
Rapporti
con
il
medico
curante
Il
medico
curante
e
i
colleghi
operanti
nelle
strutture
pubbliche
e
private
devono
assicurare
un
rapporto
di
consultazione,
collaborazione
e
informazione
reciproca.
Il
medico
che
presti
la
propria
opera
per
competenza
specialistica
o
in
situazioni
di
urgenza
è
tenuto,
previo
consenso
del
paziente
o
del
suo
rappresentante
legale,
a
comunicare
al
medico
indicato
dagli
stessi
gli
indirizzi
diagnostico-‐terapeutici
attuati
e
le
valutazioni
cliniche
relative.
Il
medico
fa
pervenire
la
relazione
clinica
o
la
lettera
di
dimissione
al
medico
indicato
dal
paziente
stesso.
Art.
60
Consulto
e
consulenza
Il
medico
curante,
previo
consenso
dell’interessato
o
del
suo
rappresentante
legale,
propone
il
consulto
con
altro
collega
ovvero
la
consulenza
presso
strutture
idonee,
ponendo
gli
adeguati
quesiti
e
fornendo
la
documentazione
in
suo
possesso.
Il
medico
che
non
condivida
una
richiesta
di
consulto
o
di
consulenza
formulata
dalla
persona
assistita
o
dal
suo
rappresentante
legale,
può
astenersi
dal
parteciparvi,
ma
fornisce
comunque
tutte
le
informazioni
e
la
documentazione
clinica
relative
al
caso.
Lo
specialista
o
il
consulente
che
visiti
un
paziente
in
assenza
del
curante
deve
fornire
una
dettagliata
relazione
diagnostica
e
l’indirizzo
terapeutico
consigliato,
debitamente
sottoscritti.
Art.
61
Affidamento
degli
assistiti
i
medici
coinvolti
nell’affidamento
degli
assistiti,
in
particolare
se
complessi
e
fragili,
devono
assicurare
il
reciproco
scambio
di
informazioni
e
la
puntuale
e
rigorosa
trasmissione
della
documentazione
clinica.
TITOLO
XI
ATTIVITÀ
MEDICO
LEGALE
Art.
62
Attività
medico-‐legale
L’attività
medico-‐legale,
qualunque
sia
la
posizione
di
garanzia
nella
quale
viene
esercitata,
deve
evitare
situazioni
di
conflitto
di
interesse
ed
è
subordinata
all’effettivo
possesso
delle
specifiche
competenze
richieste
dal
caso.
L’attività
medico-‐legale
viene
svolta
nel
rispetto
del
Codice;
la
funzione
di
consulente
tecnico
e
di
perito
non
esime
il
medico
dal
rispetto
dei
principi
deontologici
che
ispirano
la
buona
pratica
professionale,
essendo
in
ogni
caso
riservata
al
giudice
la
valutazione
del
merito
della
perizia.
Il
medico
legale,
nei
casi
di
responsabilità
medica,
si
avvale
di
un
collega
specialista
di
comprovata
competenza
nella
disciplina
interessata;
in
analoghe
circostanze,
il
medico
clinico
si
avvale
di
un
medico
legale.
Il
medico,
nel
rispetto
dell’ordinamento,
non
può
svolgere
attività
medico-‐legali
quale
consulente
d’ufficio
o
di
controparte
nei
casi
nei
quali
sia
intervenuto
personalmente
per
ragioni
di
assistenza,
di
cura
o
a
15
qualunque
altro
titolo,
né
nel
caso
in
cui
intrattenga
un
rapporto
di
lavoro
di
qualunque
natura
giuridica
con
la
struttura
sanitaria
coinvolta
nella
controversia
giudiziaria.
Il
medico
consulente
di
parte
assume
le
evidenze
scientifiche
disponibili
interpretandole
nel
rispetto
dell’oggettività
del
caso
in
esame
e
di
un
confronto
scientifico
rigoroso
e
fondato,
fornendo
pareri
ispirati
alla
prudente
valutazione
della
condotta
dei
soggetti
coinvolti.
Art.
63
Medicina
fiscale
Nell’esercizio
delle
funzioni
di
controllo,
il
medico
fa
conoscere
al
soggetto
sottoposto
all'accertamento
la
propria
qualifica
e
la
propria
funzione.
Il
medico
fiscale
e
il
curante,
nel
rispetto
reciproco
dei
propri
ruoli,
non
devono
esprimere
valutazioni
critiche
sul
rispettivo
operato.
TITOLO
XII
RAPPORTI
INTRA
E
INTERPROFESSIONALI
Art.
64
Rapporti
con
l’Ordine
professionale
Il
medico
deve
collaborare
con
il
proprio
Ordine
nell’espletamento
delle
funzioni
e
dei
compiti
ad
esso
attribuiti
dall’ordinamento.
Il
medico
comunica
all’Ordine
tutti
gli
elementi
costitutivi
dell’anagrafica,
compresi
le
specializzazioni
e
i
titoli
conseguiti,
per
la
compilazione
e
la
tenuta
degli
Albi,
degli
elenchi
e
dei
registri
e
per
l’attività
di
verifica
prevista
dall’ordinamento.
Il
medico
comunica
tempestivamente
all’Ordine
il
cambio
di
residenza,
il
trasferimento
in
altra
provincia
della
sua
attività,
la
modifica
della
sua
condizione
di
esercizio
ovvero
la
cessazione
dell’attività.
Il
medico
comunica
all’Ordine
le
eventuali
infrazioni
alle
regole
di
reciproco
rispetto,
di
corretta
collaborazione
tra
colleghi
e
di
salvaguardia
delle
specifiche
competenze.
I
Presidenti
delle
rispettive
Commissioni
di
Albo,
nell’ambito
delle
loro
funzioni
di
vigilanza
deontologica,
possono
convocare
i
colleghi
iscritti
in
altra
sede
ma
esercenti
la
professione
nella
provincia
di
loro
competenza,
informando
l’Ordine
di
appartenenza
al
quale
competono
le
eventuali
valutazioni
disciplinari.
Il
medico
eletto
negli
organi
istituzionali
dell'Ordine
svolge
le
specifiche
funzioni
con
diligenza,
imparzialità,
prudenza
e
riservatezza.
Art.
65
Società
tra
professionisti
Il
medico
comunica
tempestivamente
all’Ordine
di
appartenenza
ogni
accordo,
contratto
o
convenzione
privata
per
lo
svolgimento
dell’attività
professionale,
per
tutelarne
i
profili
di
autonomia
e
indipendenza.
Il
medico
che
esercita
la
professione
in
forma
societaria
notifica
all’Ordine
di
appartenenza
l’atto
costitutivo
della
società,
l’eventuale
statuto,
tutti
i
documenti
relativi
all’anagrafica
della
società
stessa
nonché
ogni
successiva
variazione
statutaria
e
organizzativa.
Il
medico
non
può
partecipare
a
intese
dirette
o
indirette
con
altre
professioni
sanitarie
o
categorie
professionali
per
svolgere
attività
di
impresa
industriale
o
commerciale
o
di
altra
natura
che
ne
condizionino
la
dignità,
l’indipendenza
e
l’autonomia
professionale.
Il
medico
che
opera
a
qualsiasi
titolo
nell'ambito
delle
forme
societarie
consentite
per
l’esercizio
della
professione,
garantisce
sotto
la
propria
responsabilità:
-‐ l’esclusività
dell’oggetto
sociale
relativo
all’attività
professionale
di
cui
agli
Albi
di
appartenenza;
-‐ il
possesso
di
partecipazioni
societarie
nel
rispetto
dell’ordinamento;
-‐ la
diretta
titolarità
dei
propri
atti
e
delle
proprie
prescrizioni
sempre
riconducibili
alle
competenze
dell’Albo
di
appartenenza;
-‐ il
rifiuto
di
qualsiasi
tipo
di
condizionamento
sulla
propria
autonomia
e
indipendenza
professionale.
Art.
66
16
Rapporto
con
altre
professioni
sanitarie
Il
medico
si
adopera
per
favorire
la
collaborazione,
la
condivisione
e
l’integrazione
fra
tutti
i
professionisti
sanitari
coinvolti
nel
processo
di
assistenza
e
di
cura,
nel
rispetto
delle
reciproche
competenze,
autonomie
e
correlate
responsabilità.
Il
medico
sostiene
la
formazione
interprofessionale,
il
miglioramento
delle
organizzazioni
sanitarie
nel
rispetto
delle
attività
riservate
e
delle
funzioni
assegnate
e
svolte
e
l’osservanza
delle
regole
deontologiche.
Art.
67
Prestanomismo
e
favoreggiamento
all’esercizio
abusivo
della
professione
Al
medico
è
vietato
collaborare
a
qualsiasi
titolo
o
di
favorire,
fungendo
da
prestanome
o
omettendo
la
dovuta
vigilanza,
chi
eserciti
abusivamente
la
professione.
Il
medico
che
venga
a
conoscenza
di
prestazioni
effettuate
da
non
abilitati
alla
professione
di
medico,
o
di
casi
di
favoreggiamento
dell’abusivismo,
è
obbligato
a
farne
denuncia
all’Ordine
territorialmente
competente.
TITOLO
XIII
RAPPORTI
CON
LE
STRUTTURE
SANITARIE
PUBBLICHE
E
PRIVATE
Art.
68
Medico
operante
in
strutture
pubbliche
e
private
Il
medico
che
opera
in
strutture
pubbliche
o
private,
concorre
alle
finalità
sanitarie
delle
stesse
ed
è
soggetto
alla
potestà
disciplinare
dell’Ordine
indipendentemente
dalla
natura
giuridica
del
rapporto
di
lavoro.
Il
medico,
in
caso
di
contrasto
tra
le
regole
deontologiche
e
quelle
della
struttura
pubblica
o
privata
nella
quale
opera,
sollecita
l'intervento
dell'Ordine
al
fine
di
tutelare
i
diritti
dei
pazienti
e
l’autonomia
professionale.
In
attesa
della
composizione
del
contrasto,
il
medico
assicura
il
servizio,
salvo
i
casi
di
grave
violazione
dei
diritti
delle
persone
a
lui
affidate
e
del
decoro
e
dell’indipendenza
della
propria
attività
professionale.
Il
medico
che
all’interno
del
rapporto
di
lavoro
con
il
servizio
pubblico
esercita
la
libera
professione,
evita
comportamenti
che
possano
indebitamente
favorirla.
Art.
69
Direzione
sanitaria
e
responsabile
sanitario
Il
medico
che
svolge
funzioni
di
direzione
sanitaria
nelle
strutture
pubbliche
o
private
ovvero
di
responsabile
sanitario
di
una
struttura
privata,
garantisce
il
possesso
dei
titoli
e
il
rispetto
del
Codice
e
tutela
l’autonomia
e
la
pari
dignità
dei
professionisti
all’interno
della
struttura
in
cui
opera,
agendo
in
piena
autonomia
nei
confronti
del
rappresentante
legale
della
struttura
alla
quale
afferisce.
Inoltre
il
medico
deve
essere
in
possesso
dei
titoli
previsti
dall’ordinamento
per
l’esercizio
della
professione
ed
essere
adeguatamente
supportato
per
le
competenze
relative
ad
entrambe
le
professioni
di
cui
all’art.
1
in
relazione
alla
presenza
delle
stesse
nella
struttura.
Il
medico
comunica
tempestivamente
all’Ordine
di
appartenenza
il
proprio
incarico
nonché
l’eventuale
rinuncia,
collaborando
con
quello
competente
per
territorio
nei
compiti
di
vigilanza
sulla
sicurezza
e
la
qualità
di
servizi
erogati
e
sulla
correttezza
del
materiale
informativo,
che
deve
riportare
il
suo
nominativo.
Il
medico
che
svolge
funzioni
di
direzione
sanitaria
o
responsabile
di
struttura
non
può
assumere
incarichi
plurimi,
incompatibili
con
le
funzioni
di
vigilanza
attiva
e
continuativa.
Art.
70
Qualità
ed
equità
delle
prestazioni
17
Il
medico
non
assume
impegni
professionali
che
comportino
un
eccesso
di
prestazioni
tale
da
pregiudicare
la
qualità
della
sua
opera
e
la
sicurezza
della
persona
assistita.
Il
medico
deve
esigere
da
parte
della
struttura
in
cui
opera
ogni
garanzia
affinché
le
modalità
del
suo
impegno
e
i
requisiti
degli
ambienti
di
lavoro
non
incidano
negativamente
sulla
qualità
e
la
sicurezza
del
suo
lavoro
e
sull’equità
delle
prestazioni.
TITOLO
XIV
MEDICINA
DELLO
SPORT
Art.
71
Valutazione
dell’idoneità
alla
pratica
sportiva
La
valutazione
dell’idoneità
alla
pratica
sportiva
è
finalizzata
esclusivamente
alla
tutela
della
salute
e
dell’integrità
psico-‐fisica
del
soggetto.
Il
medico
esprime
con
chiarezza
il
relativo
giudizio
in
base
alle
evidenze
scientifiche
disponibili
e
provvede
a
un’adeguata
informazione
al
soggetto
sugli
eventuali
rischi
che
la
specifica
attività
sportiva
può
comportare.
Art.
72
Valutazione
del
mantenimento
dell’idoneità
all’attività
sportiva
agonistica
Il
medico
fa
valere,
in
qualsiasi
circostanza,
la
propria
responsabilità
a
tutela
dell’integrità
psico-‐fisica,
in
particolare
valutando
se
un
atleta
possa
proseguire
la
preparazione
atletica
e
l’attività
agonistica.
Il
medico,
in
caso
di
minore,
valuta
con
particolare
prudenza
che
lo
sviluppo
armonico
psico-‐fisico
del
soggetto
non
sia
compromesso
dall’attività
sportiva
intrapresa.
Il
medico
si
adopera
affinché
la
sua
valutazione
sia
accolta,
denunciandone
tempestivamente
il
mancato
accoglimento
all’Autorità
competente
e
all'Ordine.
Art.
73
Doping
Il
medico
non
consiglia,
favorisce,
prescrive
o
somministra
trattamenti
farmacologici
o
di
altra
natura
non
giustificati
da
esigenze
terapeutiche,
che
siano
finalizzati
ad
alterare
le
prestazioni
proprie
dell'attività
sportiva
o
a
modificare
i
risultati
dei
relativi
controlli.
Il
medico
protegge
l'atleta
da
pressioni
esterne
che
lo
sollecitino
a
ricorrere
a
siffatte
pratiche,
informandolo
altresì
delle
possibili
gravi
conseguenze
sulla
salute.
TITOLO
XV
TUTELA
DELLA
SALUTE
COLLETTIVA
Art.
74
Trattamento
sanitario
obbligatorio
e
denunce
obbligatorie
Il
medico
deve
svolgere
i
compiti
assegnatigli
dalla
legge
in
tema
di
trattamenti
e
accertamenti
sanitari
obbligatori
e
deve
curare
con
la
massima
diligenza
e
tempestività
l’informativa
alle
Autorità
sanitarie
giudiziarie
e
ad
altre
Autorità
nei
modi,
nei
tempi
e
con
le
procedure
stabilite
dall’ordinamento,
ivi
compresa,
quando
prevista,
la
tutela
dell'anonimato.
Art.
75
Prevenzione,
assistenza
e
cura
delle
dipendenze
fisiche
o
psichiche
Il
medico
si
adopera
per
la
prevenzione,
la
cura,
il
recupero
clinico
e
il
reinserimento
sociale
della
persona
affetta
da
qualsiasi
forma
di
dipendenza
fisica
o
psichica,
nel
rispetto
dei
diritti
della
stessa,
collaborando
con
le
famiglie,
le
istituzioni
socio-‐sanitarie
pubbliche
o
private
e
le
associazioni
di
protezione
sociale.
18
TITOLO
XVI
MEDICINA
POTENZIATIVA
ED
ESTETICA
Art.
76
Medicina
potenziativa
ed
estetica
Il
medico,
quando
gli
siano
richiesti
interventi
medici
finalizzati
al
potenziamento
delle
fisiologiche
capacità
psico-‐fisiche
dell’individuo,
opera,
sia
nella
fase
di
ricerca
che
nella
pratica
professionale,
secondo
i
principi
di
precauzione,
proporzionalità
e
rispetto
dell’autodeterminazione
della
persona,
acquisendo
il
consenso
informato
in
forma
scritta.
Il
medico,
nell’esercizio
di
attività
diagnostico-‐terapeutiche
con
finalità
estetiche,
garantisce
il
possesso
di
idonee
competenze
e,
nell’informazione
preliminare
al
consenso
scritto,
non
suscita
né
alimenta
aspettative
illusorie,
individua
le
possibile
soluzioni
alternative
di
pari
efficacia
e
opera
al
fine
di
garantire
la
massima
sicurezza
delle
prestazioni
erogate.
Gli
interventi
diagnostico-‐terapeutici
con
finalità
estetiche
rivolti
a
minori
o
a
incapaci
si
attengono
all’ordinamento.
TITOLO
XVII
MEDICINA
MILITARE
Art.
77
Medicina
militare
Il
medico
militare,
nell’ambito
dei
propri
compiti
istituzionali,
ha
una
responsabilità
che
non
muta
in
tutti
gli
interventi
di
forza
armata
sia
in
tempo
di
pace
che
di
guerra.
Il
medico
militare,
al
fine
di
garantire
la
salvaguardia
psico-‐fisica
del
paziente
in
rapporto
alle
risorse
materiali
e
umane
a
disposizione,
assicura
il
livello
più
elevato
di
umanizzazione
delle
cure
praticando
un
triage
rispettoso
delle
conoscenze
scientifiche
più
aggiornate,
agendo
secondo
il
principio
di
“massima
efficacia”
per
il
maggior
numero
di
individui.
È
dovere
del
medico
militare
segnalare
alle
superiori
Autorità
la
necessità
di
fornire
assistenza
a
tutti
coloro
che
non
partecipano
direttamente
alle
ostilità
(militari
che
abbiano
deposto
le
armi,
civili
feriti
o
malati)
e
denunciare
alle
stesse
i
casi
di
torture,
violenze,
oltraggi
e
trattamenti
crudeli
e
disumani
tali
da
essere
degradanti
per
la
dignità
della
persona.
In
ogni
occasione,
il
medico
militare
orienterà
le
proprie
scelte
per
rispondere
al
meglio
al
conseguimento
degli
obiettivi
e
degli
intendimenti
del
proprio
comandante
militare,
in
accordo
con
i
principi
contenuti
nel
presente
Codice,
fermo
restando
il
rispetto
dei
limiti
imposti
dalle
normative
nazionali
e
internazionali
nonché
da
eventuali
regole
di
ingaggio
che
disciplinano
l’operazione
militare.
TITOLO
XVIII
INFORMATIZZAZIONE
E
INNOVAZIONE
SANITARIA
Art.
78
Tecnologie
informatiche
Il
medico,
nell’uso
degli
strumenti
informatici,
garantisce
l’acquisizione
del
consenso,
la
tutela
della
riservatezza,
la
pertinenza
dei
dati
raccolti
e,
per
quanto
di
propria
competenza,
la
sicurezza
delle
tecniche.
19
Il
medico,
nell’uso
di
tecnologie
di
informazione
e
comunicazione
di
dati
clinici,
persegue
l’appropriatezza
clinica
e
adotta
le
proprie
decisioni
nel
rispetto
degli
eventuali
contributi
multidisciplinari,
garantendo
la
consapevole
partecipazione
della
persona
assistita.
Il
medico,
nell’utilizzo
delle
tecnologie
di
informazione
e
comunicazione
a
fini
di
prevenzione,
diagnosi,
cura
o
sorveglianza
clinica,
o
tali
da
influire
sulle
prestazioni
dell’uomo,
si
attiene
ai
criteri
di
proporzionalità,
appropriatezza,
efficacia
e
sicurezza,
nel
rispetto
dei
diritti
della
persona
e
degli
indirizzi
applicativi
allegati.
Art.
79
Innovazione
e
organizzazione
sanitaria
Il
medico
partecipa
e
collabora
con
l’organizzazione
sanitaria
al
fine
del
continuo
miglioramento
della
qualità
dei
servizi
offerti
agli
individui
e
alla
collettività,
opponendosi
a
ogni
condizionamento
che
lo
distolga
dai
fini
primari
della
medicina.
Il
medico
garantisce
indipendenza
di
giudizio
e
persegue
l’appropriatezza
clinica
nell’organizzazione
sanitaria.
DISPOSIZIONE
FINALE
Gli
Ordini
dei
Medici
Chirurghi
e
degli
Odontoiatri
recepiscono
il
presente
Codice,
nel
quadro
dell’azione
di
indirizzo
e
di
coordinamento
esercitata
dalla
Federazione
Nazionale
degli
Ordini
dei
Medici
Chirurghi
e
degli
Odontoiatri
e
ne
garantiscono
il
rispetto.
Gli
Ordini
provvedono
a
consegnare
ufficialmente
il
Codice,
o
comunque
a
renderlo
noto
ai
singoli
iscritti
agli
Albi
e
a
svolgere
attività
formative
e
di
aggiornamento
in
materia
di
etica
e
di
deontologia
medica.
Le
regole
del
Codice
saranno
oggetto
di
costante
valutazione
da
parte
della
FNOMCeO
al
fine
di
garantirne
l’aggiornamento.
PARERE IN MATERIA VACCINALE CON RIFERIMENTO AL REQUISITO DI ACCESSO ALLA SCUOLA DELL’INFANZIA356.69 KB
PARERE COMILVA 10marzo.pdf
26 Giugno 2020
PARERE IN MATERIA VACCINALE CON RIFERIMENTO AL REQUISITO
DI ACCESSO ALLA SCUOLA DELL’INFANZIA
Su incarico dell’Associazione Onlus COMILVA si rilascia parere sul quesito di seguito
riportato, con particolare riferimento alla regione Emilia Romagna e alla regione
Marche. Si specifica che l’interpretazione della normativa nazionale è valevole per
tutto il territorio.
Ai minori già iscritti alla scuola dell’infanzia e frequentanti la stessa, non in regola
o solo parzialmente in regola con le vaccinazioni obbligatorie previste all’art. 1
del decreto n. 73 del 2017, convertito con legge n. 119 del 2017, i quali abbiano
presentato, al momento dell’iscrizione, uno dei documenti previsti all’art. 3 c. 1
del detto decreto, può essere impedito l’accesso a scuola e, per l’effetto, i minori
possono essere legittimamente sospesi/esclusi dalla frequenza con provvedimento
del dirigente scolastico?
Abstract
Al detto quesito i sottoscritti legali, dopo un attento esame del quadro normativo,
ritengono di dare risposta negativa.
I minori, che abbiano presentato regolare documentazione all’atto di iscrizione ed
abbiano un iter informativo vaccinale aperto con la Asl competente per territorio, non
possono essere sospesi/esclusi dalla frequenza scolastica con provvedimento che ne
vieti l’accesso condizionato all’esecuzione delle vaccinazioni o alla produzione di
documentazione diversa da quella indicata dall’art.3, comma 1, del D.L.73/2017 conv.
in Legge 119/2017.
Invero, un’interpretazione costituzionalmente orientata della normativa nel suo
1
complesso , porta a ritenere che il Dirigente abbia un potere di adozione del
provvedimento di diniego alla frequenza solo previo provvedimento di decadenza
dall’iscrizione con decorrenza dall’anno scolastico 2019/2020 (art. 3 bis c. 5) e solo
laddove vi sia stata una formale contestazione di inadempimento da parte dell’Asl
in conformità all’art. 1 c. 4 del c.d. Decreto Lorenzin, alla circolare del Ministero della
Salute n. 25233 del 16.08.2017, alla circolare congiunta del Ministero della Salute e
del MIUR n. 1679 del 01.09.2017 (la quale specifica che solo la mancata presentazione
della documentazione di cui all’art. 3 del decreto legge 73/2017 attiverà la procedura
per il recupero dell’inadempimento sul quale si veda infra pag.11 e 12) e n. prot. 20546
del 06.07.2018 (la quale specifica ancora che la presentazione di appuntamento
vaccinale è documentazione sufficiente alla frequenza) e alla circolare della regione
Emilia Romagna n. 13 del 22.12.2017 (la quale pone l’accento comunque sulla
necessità di una formale contestazione di inadempimento).
Si specifica che le circolari succedutesi nel tempo hanno creato notevole confusione
nelle diverse dirigenze scolastiche con il risultato che, rispetto a situazioni giuridiche
identiche, vi sono provvedimenti diametralmente opposti, con bimbi che frequentano
la scuola dell’infanzia e bimbi che invece sono stati sospesi e addirittura esclusi.
E’ Fondamentale avere sempre presente che le circolari non sono fonte di diritto e che
1
Cfr. decreto legge n. 73 del 2017 così come convertito con legge 119 del 2017 d’ora innanzi
c.d. “Decreto Lorenzin”; circolare del Ministero della Salute n. 25233 del 16.08.2017; circolari
congiunte Ministero della Salute e Ministero dell’Istruzione, dell’Universiatà e della Ricerca, n 1679
del 01.09.2017 e 06.07.2018 n. protocollo 20546; circolare della Regione Emilia Romagna –
Direzione Generale Cura della Persona Salute e Welfare p.g. 2017. 07811269. Nota Congiunta Miur
e M.S. n. 467 del 27.02.2018. Regione Veneto indicazioni operative Giunta regionale Protocollo n.
45146 del 01.02.2019 iscrizioni all’anno scolastico 2019 /2020. Con riferimento alla normativa
scolastica, cfr. L. 18/03/1968, n. 444, Ordinamento della scuola materna statale; Ministero della
Pubblica Istruzione, D.M. 03/06/1991, Orientamenti dell'attività educativa nelle scuole materne
statali; Decreto Legislativo 16 aprile 1994, n. 297, Testo Unico delle disposizioni legislative in
materia di istruzione; D.P.R. 08/03/1999, n. 275, Regolamento recante norme in materia di
autonomia delle istituzioni scolastiche, ai sensi dell'art. 21 della L. 15 marzo 1997, n. 59; D.Lgs.
19/02/2004, n. 59, Definizione delle norme generali relative alla scuola dell'infanzia e al primo ciclo
dell'istruzione, a norma dell'articolo 1 della legge 28 marzo 2003, n. 53; L. 13/07/2015, n. 107,
Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni
legislative vigenti.
2
in ogni caso il bimbo potrà essere sospeso od escluso a partire dall’a.s. 2019/2020 solo
laddove vi sia stato accertamento di inadempimento. Istituto giuridico quest’ultimo,
su cui è necessario dare un’interpretazione conforme al quadro normativo nel suo
complesso.
Di seguito alcune precisazioni.
A)
Un iter procedimentale specifico e motivato che sfoci nel provvedimento di
sospensione/esclusione dell’alunno non è in alcun modo regolamentato nel c.d. Decreto
Lorenzin, il quale confina la presentazione della documentazione a mero requisito di
accesso. L’eventuale diniego di accesso non trova, quindi, alcuna disposizione che ne
disciplini l’attuazione, lasciata, pertanto, alla discrezionalità del Dirigente, in
conformità all’art. 14 D.P.R. n. 08.03.99 n. 275 e all’autonomia scolastica.
Il Dirigente, nell’emissione di un eventuale provvedimento di sospensione dovrà,
necessariamente, rispettare il regolamento di istituto vigente e il contratto nel frattempo
concluso al momento dell’iscrizione del minore. Il detto rapporto negoziale,
indubbiamente, prevede la tutela dei diritti del minore all’apprendimento,
all’inclusione, all’accoglienza, allo sviluppo della propria personalità, alla continuità
del percorso ludico-educativo e scolastico, in ossequio ai principi previsti per la scuola
dell’infanzia dalla normativa di settore.
B)
Il diritto all’informazione del genitore e l’obbligo informativo compiuto e
personalizzato in capo all’Asl sono alla base della ratio del c.d. Decreto Lorenzin,
come evidenziato dai lavori parlamentari e ribadito specificamente dalla Corte
Costituzionale con la sentenza n. 5/2018 laddove testualmente: “….nel nuovo assetto
normativo, basato, come si è detto sull’obbligatorietà (giuridica),il legislatore in sede
di conversione ha ritenuto di dover preservare un adeguato spazio per un rapporto con
i cittadini basato sull’informazione, sul confronto e sulla persuasione: in caso di
mancata osservanza dell’obbligo vaccinale, l’art. 1 comma 4 del decreto-legge n. 73
del 2017, come convertito, prevede un procedimento volto in primo luogo a fornire ai
genitori (o agli esercenti la potestà genitoriale) ulteriori informazioni sulle
vaccinazioni e a sollecitarne l’effettuazione. A tale scopo, il legislatore ha inserito un
apposito colloquio tra le autorità sanitarie e i genitori, istituendo un momento di
3
incontro personale, strumento particolarmente favorevole alla comprensione
reciproca, alla persuasione e all’adesione consapevole. Solo al termine di tale
procedimento, e previa concessione di un adeguato termine, potranno essere inflitte le
sanzioni amministrative previste, peraltro assai mitigate in seguito agli emendamenti
introdotti in sede di conversione”.
Ne consegue che, in pendenza di iter vaccinale aperto, il genitore e il minore non
possono essere rispettivamente sanzionati in via amministrativa, né a maggior ragione
esclusi dalla struttura scolastica. La formale contestazione dell’inadempimento da
parte dell’Asl, che deve seguire un procedimento amministrativo specifico e motivato
ai sensi della Legge n. 689 del 1981 richiamata dall’art. 1 c. 4 del D.L. n. 73/2017
convertito, si conclude, peraltro, non al momento del ricevimento di una semplice
diffida da parte dell'Asl né al momento dell’irrogazione della sanzione, ma solo quando
il giudice ordinario, eventualmente adito dal genitore, il quale abbia impugnato il
provvedimento sanzionatorio, accerti con sentenza passata in giudicato l’avvenuto
inadempimento c.d. “vaccinale”.
PER MEGLIO PRECISARE E MOTIVARE QUANTO SOPRA SI ESPONE
In merito agli adempimenti vaccinali, l’art. 3 del D.L. n. 73/2017, rubricato, per
l’appunto, “Adempimenti vaccinali per l'iscrizione ai servizi educativi per l'infanzia”,
ai commi 1 e 3, elenca la documentazione che i dirigenti scolastici devono richiedere
all’atto dell’iscrizione fra cui “la presentazione della formale richiesta di
vaccinazione all’azienda sanitaria locale territorialmente competente”.
Ne consegue che la richiesta di appuntamento vaccinale effettuata dai
genitori e presentata alla scuola o l’autocertificazione di aver provveduto alla
detta richiesta permettono ai genitori l’accesso, soprattutto laddove l’iter
informativo vaccinale non si sia concluso.
Per l’effetto, al momento dell’iscrizione, si è già regolarmente instaurato il
rapporto negoziale, come chiarito dal costante orientamento giurisprudenziale, per tutte
si richiama la pronuncia della
Corte di Cassazione, III sezione,
4
n. 10516 del
28.04.2017 la quale specifica
“la responsabilità dell'istituto scolastico e
dell'insegnante ha natura contrattuale, atteso che, quanto all'istituto, l'instaurazione
del vincolo negoziale consegue all'accoglimento della domanda di iscrizione, e,
quanto al precettore, il rapporto giuridico con l'allievo sorge in forza di "contatto
sociale".
L’inizio della frequenza scolastica dà esecuzione al contratto, con
conseguente obbligo dell’istituto e degli insegnanti al rispetto di tutti i diritti in capo al
minore.
Inoltre, avendo i genitori del minore, presentato regolare documentazione, il
requisito di accesso di cui all’art. 3, comma 3, D.L. n. 73/2017, non viene meno
neppure per l’anno scolastico successivo laddove l’iter informativo vaccinale sia aperto
e l’Asl non abbia formalmente contestato l’inadempimento. Sul punto cfr. circolare
congiunta n. 20546 del 06.07.2018 “… quando invece la procedura di iscrizione
all’anno scolastico/calendario annuale 2018/2019 è avvenuta d’ufficio, il minorenne
è ammesso alla frequenza delle istituzioni del sistema nazionale di istruzione (omissis)
sulla base della documentazione già presentata nel corso dell’anno scolasticocalendario annuale 2017-2018…”.
E, infatti, la disposizione di cui all’art. 3, comma 3, del D.L. 73/2017, specifica
che la presentazione della documentazione di cui al comma.1 (certificazione di
avvenuta vaccinazione, esonero o differimento o presentazione della formale
richiesta di vaccinazione) costituisce requisito di accesso per i servizi educativi per
l’infanzia e le scuole dell’infanzia ivi incluse quelle private non paritarie senza,
peraltro, nulla indicare in merito a eventuali provvedimenti di sospensione in caso
di mancata presentazione.
La circolare n. 25233 del 16.08.2017 del Ministero della Salute specifica
ulteriormente che solo “…la contestazione di inadempienza…” con atto dell’ASL
“…rappresenta motivo di esclusione dal servizio educativo….”.
In linea si pone anche la Regione Emilia Romagna e, all’uopo, si richiama la
circolare n. 13, PG. 2017.0781269 del 22/12/2017 della Direzione …….“Indicazioni
per l’applicazione della Legge 31 luglio 2017 n. 119 “Conversione in legge, con
modificazioni, del decreto – legge 7 giugno 2017, n. 73, recante disposizioni urgenti in
5
materia di prevenzione vaccinale”, in particolare relativamente alla gestione degli
inadempienti e ai recuperi vaccinali”. Nella specie, la circolare de qua, richiamando
sia il Decreto Lorenzin sia la circolare del Ministero della Salute n. 25233 del
16.08.2017, indica la procedura per la contestazione dell’inadempienza alla quale
devono attenersi le Aziende USL della Regione e la sua comunicazione al Servizio
Educativo/Scuola per l’infanzia, sia pubblico che privato, frequentato dal minore. La
detta procedura, unicamente nell’ipotesi in cui “i genitori non si presentano al
colloquio, o si presentano e non acconsentono già in via definitiva alla
somministrazione dei vaccini obbligatori
…”, prevede che
“… l’AUSL
territorialmente competente contesta loro formalmente l’inadempimento dell’obbligo
vaccinale inviando la lettera di diffida …, mediante raccomandata A/R,
con
l’avvertimento che, in caso di mancata somministrazione del vaccino al minore o
l’inizio/completamento del ciclo (…) sarà loro comminata la sanzione amministrativa
pecuniaria compresa da euro cento a euro cinquecento. Contestualmente all’invio
della lettera di diffida, per i bambini nella fascia 0-6 anni, la contestazione
dell’inadempienza viene comunicata al Servizio Educativo/Scuola per l’infanzia, sia
pubblici sia privati, frequentati dal minore e questo comporterà la sospensione della
frequenza. Per l’effetto, per la regione Emilia Romagna, solo un esplicito rifiuto
del genitore alla vaccinazione comporta l’avviamento della procedura
sanzionatoria.
L’ASL, diversamente dalla Regione, dopo aver ben indicato i passaggi dell’iter
informativo, posticipa la conclusione dell’iter vaccinale alla formale irrogazione
della sanzione amministrativa, come comunicato ai genitori nelle lettere a loro
inviate laddove testualmente si legge: “la sanzione amministrativa irrogata,
eventualmente a conclusione dell’iter, sarà comunicata ai Servizi Educativi/ Scuole
per l’infanzia, su richiesta dei dirigenti scolastici/responsabili dei servizi educativi, in
occasione degli adempimenti previsti al loro carico dall’art. 3 bis della legge .
A riprova della mancanza di qualsivoglia contestazione di inadempienza nel
territorio regionale emiliano-romagnolo anche la missiva (prot. AL/2018/42175 del
13.07.2018) inviata dall’Assessorato alle Politiche per la Salute della Regione Emilia
6
Romagna, in persona del Dott. Sergio Venturi, alla Consigliera Regionale Raffaella
Sensoli, da cui si evince che “Ad oggi non sono stati notificati atti di contestazione ai
genitori in quanto i Servizi vaccinali delle Aziende Usl stanno ancora completando
il percorso previsto dalla Legge 119/2017 per ciascun minore non in regola con le
vaccinazioni”.
QUINDI, IN ASSENZA DELLA FORMALE CONTESTAZIONE DI
INADEMPIMENTO DELL’ASL, IL DIRIGENTE SCOLASTICO NON PUÒ
CERTAMENTE
EMETTERE
ALCUN
PROVVEDIMENTO
DI
SOSPENSIONE/ESCLUSIONE DELLA FREQUENZA MANCANDO IL
NECESSARIO E INDEFETTIBILE PRESUPPOSTO GIURIDICO.
Ogni eventuale provvedimento emesso sarà quindi illegittimo e come tale
comporterà l’assunzione da parte del Dirigente di una responsabilità personale che i
genitori, ricorrendone i presupposti, potranno contestare sia in sede civile sia in sede
penale.
Peraltro, valga la pena sottolineare sin da ora, che neppure l’Asl potrebbe
chiudere unilateralmente l’iter informativo laddove il genitore si ritenesse
insoddisfatto delle informazioni ricevute e in proposito si richiama quanto sancito
recentemente dalla Corte Costituzionale n. 5 del 2018, già riportato sopra.
INFATTI, SI RITIENE CHE SOLO UNA SENTENZA PASSATA IN
GIUDICATO DEL GIUDICE ORDINARIO CHE ATTESTI L’EFFETTIVO
INADEMPIMENTO VACCINALE E CONFERMI L’IRROGAZIONE DELLA
SANZIONE POSSA DETERMINARE L’ACCERTAMENTO DELL’ILLECITO
AMMINISTRATIVO IN VIA DEFINITIVA.
Il genitore ben potrà far valere, innanzi all’autorità giudiziaria competente,
le proprie ragioni in ordine ad un eventuale inadempimento per mancata,
incompleta e non personalizzata informazione da parte dell’azienda sanitaria.
Inoltre, il comma 5 dell’art. 3-bis del detto decreto stabilisce una decadenza
dall’iscrizione scolastica solamente a decorrere dall’anno 2019/2020 ed unicamente
nel caso della mancata presentazione della “documentazione di cui al c. 3” in capo “ai
servizi educativi per l’infanzia e le scuole dell’infanzia, ivi incluse quelle private non
7
paritarie”.
Sul punto si veda anche la nota della Giunta della Regione Veneto n. Protocollo
45146 del 01.02.2019.
Nelle regioni provviste di anagrafe vaccinale “informatizzata”, trova
applicazione l’art. 3-bis di cui sopra, nonché la circolare del 06.07.2018 protocollo n.
20546.
Infatti, l’art. 18-ter, comma 1, del D.L. 16 ottobre 2017 n. 148 (Decreto
convertito, con modificazioni, dalla Legge 4 dicembre 2017, n. 172 – “Disposizioni
urgenti in materia finanzia e per esigenze indifferibili”, cd. Collegato Fiscale) è
successivamente intervenuto affermando che “Nelle sole regioni e province autonome
presso le quali sono già state istituite anagrafi vaccinali, le disposizioni di cui
all'articolo 3-bis, commi da 1 a 4, del decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73, convertito,
con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2017, n. 119, sono applicabili a decorrere
dall'anno scolastico 2018/2019 e dall'inizio del calendario dei servizi educativi per
l'infanzia e dei corsi per i centri di formazione professionale regionale 2018/2019, nel
rispetto delle modalità operative congiuntamente definite dal Ministero della salute e
dal Ministero dell'istruzione, dell'Università e della Ricerca, sentito il Garante per la
protezione dei dati personali”.
Risulta, quindi, inequivocabile ed indiscutibile che:
a)
anche per l’a.s. 2018/2019 l’onere di presentazione della documentazione
indicata dalla normativa sopra citata può essere assolto dai genitori anche mediante
la semplice presentazione di copia della formale richiesta di vaccinazione inviata
alla ASL territorialmente competente o, in alternativa, di autocertificazione
attestante l’avvenuta presentazione di detta richiesta;
b)
in forza del sopra riportato art. 18-ter del Collegato Fiscale nelle Regioni nelle
quali è stata già istituita l’anagrafe vaccinale, di fatto, si è modificato esclusivamente
il metodo di acquisizione dei dati; in queste Regioni, infatti, è stata l’Azienda Sanitaria
a comunicare a giugno/luglio 2018 eventuali situazioni di irregolarità alla Scuola,
mentre nelle altre Regioni i dati sono stati acquisiti mediante la documentazione
8
presentata dalle famiglie alla Scuola;
c)
la segnalazione dell’Asl di non regolarità del minore è legittima solo laddove
il genitore non abbia presentato la documentazione richiesta e non quando il minore
non risulti ancora in regola con le vaccinazioni a fronte di un iter vaccinale aperto e
non ancora definito con la contestazione formale di inadempimento e tale contestazione
non può ravvisarsi in una mera diffida ad adempiere inviata dall’azienda sanitaria bensì
in un atto formale di cui meglio infra p. 11 e 12;
d)
laddove il bambino sia stato segnalato dall’Azienda Sanitaria come “non
in regola con le vaccinazioni”, chiaramente nel rispetto dei tempi previsti dalla
normativa de qua, ciò non implica, comunque, l’automatica sospensione/esclusione
dello stesso dalla frequenza scolastica, in quanto il bambino avrà diritto alla frequenza
nel caso abbia già adempiuto, o adempia nel corso dell’a.s. 2018/2019 all’onere di
presentazione alla Scuola della documentazione necessaria, seguendo alternativamente
una delle tre forme previste dalla Legge (certificato/libretto vaccinale o
autocertificazione di avvenuta vaccinazione o richiesta di prenotazione di
appuntamento vaccinale) e sia iscritto;
e)
quanto previsto dalla Legge 21/09/2018 n. 108 (c.d. Milleproroghe), in
merito alla documentazione da presentare entro il 10 marzo 2019, non modifica il
dettato normativo, poiché è riferita solo ed esclusivamente alla presentazione della
documentazione vaccinale nell’ambito del regime transitorio, laddove il genitore
avesse a suo tempo presentato la dichiarazione sostitutiva di avvenuta vaccinazione del
minore; il dato non è fraintendibile avendo la legge c.d. mille proroghe richiamato
specificamente solo l’art. 5, primo comma, secondo periodo, del d.l. 73 del 2017
2
2
Nello specifico l’art. 6, comma 3-quater, della L. n. 108/2018 precisa che “L'applicazione della
disposizione di cui all'articolo 5, comma 1, secondo periodo, del decreto-legge 7 giugno 2017, n.
73, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2017, n. 119, è prorogata all'anno scolastico
2018/2019 e al calendario dei servizi educativi per l'infanzia e dei corsi per i centri di formazione
professionale regionale 2018/2019; in caso di presentazione della dichiarazione sostitutiva resa ai
sensi del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, la
documentazione comprovante l'effettuazione delle vaccinazioni obbligatorie deve essere presentata
9
appare chiaro, dunque, che alcun obbligo era ed è previsto in tale scadenza, né ad altra
scadenza, in capo ai genitori i quali, non avendo effettuato in tutto o in parte le
vaccinazioni, abbiano dichiarato, sempre ai sensi del d.p.r. 445/2000, di aver
ottemperato agli obblighi nascenti dall’art. 3 del D.L. c.d. Lorenzin;
f)
i genitori sono in regola, quindi, quando abbiano presentato, a suo tempo, la
richiesta di appuntamento e ad oggi l’iter vaccinale sia aperto senza che alcuna
contestazione di inadempimento sia stata formalizzata e comunicata dall’Asl;
g)
in ogni caso, nulla osta al fatto che la presentazione della documentazione sia
avvenuta oltre il termine di iscrizione o a quelli del 10/20 luglio indicati dall’art. 3-bis,
sia perché nessuno dei termini indicati dalla Legge Lorenzin ha carattere perentorio,
sia perché “in ogni caso, per quanto riguarda la scuola dell’infanzia e i servizi
educativi per l’infanzia” MIUR e Ministero della Salute hanno recentemente ribadito
(cfr. circolare 06.07.2018 prot. 20546) “quanto rappresentato nella circolare del 1°
settembre 2017, ovvero che la mancata presentazione della documentazione nei termini
previsti non comporterà la decadenza dall’iscrizione (prevista normativamente solo a
partire dall’a.s. 2019/2020 ex art. 3-bis, co. 5 cit. - ndr) e i minorenni potranno
entro il 10 marzo 2019”.
L’art. 5, comma 1, del decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge
31 luglio 2017, n. 119, recante disposizioni transitorie per l’anno scolastico 2017/2018 recita: “Per
l'anno scolastico 2017/2018 e per il calendario dei servizi educativi per l'infanzia e dei corsi per i
centri di formazione professionale 2017/2018, la documentazione di cui all'art. 3 comma 1, deve
essere presentata entro il 10 settembre 2017 presso i servizi educativi e le scuole per l'infanzia, ivi
incluse quelle private non paritarie, ed entro il 31 ottobre 2017 presso le istituzioni del sistema
nazionale di istruzione e i centri di formazione professionale regionale. La documentazione
comprovante l'effettuazione delle vaccinazioni obbligatorie può essere sostituita dalla
dichiarazione resa ai sensi del d.p.r. 28 dicembre 2000 n. 445; in tale caso, la documentazione
comprovante l'effettuazione delle vaccinazioni obbligatorie deve essere presentata entro il 10
marzo 2018”.
10
frequentare la scuola dell’infanzia e i servizi educativi per l’infanzia dal momento in
cui i relativi genitori/tutori/affidatari avranno presentato la documentazione”
prevista per legge (cfr. ultimo capoverso circolare congiunta MIUR-Ministero della
Salute n. 0020546 del 06.07.2018), che potrà essere – si ribadisce – la richiesta di
prenotazione di appuntamento all’Azienda Sanitaria;
h)
dal momento della ricezione della documentazione sopra indicata, l’iter
vaccinale avviato dai genitori mediante la richiesta di prenotazione non riguarda più
direttamente la Scuola (trattandosi, tra l’altro, di un procedimento avente ad oggetto
dati sanitari, sensibili per definizione, non trattabili dalla Scuola in assenza di espressa
autorizzazione dei genitori del bambino interessato) sino al momento in cui questa
dovesse essere notiziata dall’Azienda Sanitaria territorialmente competente nei termini
e con le modalità consentiti dal Garante Privacy, e nel flusso dati alle scadenze stabilite
dalla Legge Lorenzin.
Solo in quel caso, infatti, la Scuola sarà chiamata ad adottare, ma sempre a
decorrere dall’anno scolastico 2019/2020 ex art. 3-bis comma 5, in prima battuta un
provvedimento di decadenza del minore dall’iscrizione e, per l’effetto, un
provvedimento di esclusione dalla frequenza che, in difetto di tale presupposto,
sarebbero palesemente illegittimi (contra jus).
E’ importante, a questo punto, chiarire cosa si intenda per formale contestazione
di inadempimento.
In via preliminare, è opportuno indicare quale sia l’iter previsto dalla legge 689
del 1981 richiamata dall’ art. 1 c. 4 del c.d. decreto Lorenzin.
In primo luogo si osserva che l’Asl, quale unico organo competente, deve
emettere un verbale di contestazione con precisi requisiti formali di contenuto da
notificarsi ai genitori e concedere agli stessi i termini previsti di legge per poter essere
sentiti e/o presentare memorie difensive.
A seguito delle memorie e/o dell’audizione, il verbale di contestazione potrebbe
essere revocato in via di autotutela.
In caso negativo ai genitori dovrà essere notificata un’ordinanza di ingiunzione
di pagamento la quale potrà essere impugnata e, laddove sospesa, non potrà essere
11
eseguita. In tale ipotesi l’inadempimento non può certo considerarsi accertato e, per
l’effetto, non vi è la legittimazione della scuola a procedere prima con la decadenza
dall’iscrizione e poi con il provvedimento di esclusione.
Ancora, di tutta evidenza il dato che l’eventuale provvedimento di decadenza,
che si ribadisce potrà eventualmente essere emesso solo a far data dall’a.s. 2019/2020,
dovrà essere emesso in conformità alla normativa scolastica e ai regolamenti di Istituto.
Al riguardo, si osserva come nessuna norma contempli in capo al dirigente un
generico potere di sospensione/esclusione dalla frequenza scolastica o un divieto di
accesso del minore condizionato alla vaccinazione, con pretesa di pagamento della retta
scolastica anche in ipotesi di sospensione/esclusione, tantomeno il Decreto Lorenzin e
le successive circolari a fronte della presentazione della documentazione richiesta e di
un iter vaccinale aperto. Né tale potere può essere riconosciuto da una nota
amministrativa o da una circolare.
Contrariamente, la normativa scolastica e il contratto instaurato al momento
dell’iscrizione prevedono in capo al dirigente un imperativo e vincolante obbligo di
protezione e inclusione del minore nel rispetto dei principi costituzionali di tutela e dei
fini e degli scopi educativi e formativi e nel rispetto della personalità del minore, con
esecuzione del contratto in conformità al principio di buona fede.
La ratio del decreto c.d. Lorenzin poggia, da un lato, su un dovere di
informazione dell’Asl prima di qualunque contestazione di inadempimento, come
ben chiarito dai lavori parlamentari e dalla Corte Costituzionale e, dall’altro, sul
diritto del minore a finire l’anno scolastico per il quale sia regolarmente iscritto e
abbia iniziato legittimamente la frequenza, come ben evidenziano le date in merito
ai flussi informativi fra scuola ed Asl che fanno riferimento sempre a un momento
in cui la scuola è chiusa e il minore non frequenta.
La normativa in campo vaccinale va del resto calata all’interno dei principi
fondamentali in materia di istruzione e coordinata con la normativa scolastica.
All’uopo si evidenzia che eventuali provvedimenti di sospensione/esclusione
non sono riconosciuti nella scuola dell’infanzia, posto che il minore non sarebbe in
grado di comprenderne il significato, ma solo per la scuola primaria, solo per periodi
12
di tempo limitati ed esclusivamente previo iter procedurale specifico disciplinato nel
regolamento di Istituto, il quale solitamente prevede la convocazione di assemblea
straordinaria del Consiglio di Istituto.
I minori devono essere accuditi, protetti, devono godere di INCLUSIONE e non
di esclusione. L’applicazione di principi errati della normativa rischia di creare danni
incalcolabili nei minori esclusi.
In merito ai flussi informativi fra Asl e scuole, va precisato che l’art. 3-bis D.L.
73/2017 prevede una misura semplificata degli adempimenti vaccinali e, nello
specifico, che:
“1. A decorrere dall’a.s. 2019/2020 (...) i dirigenti sono tenuti a trasmettere alle
aziende sanitarie locali territorialmente competenti, entro il 10 marzo, l’elenco degli
iscritti (…).
2. Le aziende sanitarie locali territorialmente competenti provvedono a
restituire, entro il 10 giugno, gli elenchi di cui al comma 1, completandoli con
l’indicazione dei soggetti che (...) non abbiano presentato richiesta di vaccinazione
all’azienda sanitaria territorialmente competente.
3. Nei dieci giorni successivi all'acquisizione degli elenchi di cui al comma 2, i
dirigenti (...) invitano i genitori dei minori indicati nei suddetti elenchi a depositare,
entro il 10 luglio, (…) la presentazione della formale richiesta di vaccinazione
all'azienda sanitaria locale territorialmente competente.
4. Entro il 20 luglio i dirigenti trasmettono la documentazione di cui al comma
3 pervenuta, ovvero ne comunicano l’eventuale mancato deposito, alla azienda
sanitaria locale che, (…), provvede agli adempimenti di competenza e, ricorrendone i
presupposti, a quello di cui all'art 1, comma 4.
5. Per i servizi educativi per l'infanzia e per le scuole dell'infanzia la mancata
presentazione della documentazione di cui al comma 3 nei termini previsti comporta
la decadenza dall'iscrizione. Per gli altri gradi di istruzione e per i centri di formazione
professionale regionale, la mancata presentazione della documentazione di cui al
comma 3 nei termini previsti non determina la decadenza dall'iscrizione né impedisce
13
la partecipazione agli esami”.
Tale misura semplificata, esclusivamente per quanto previsto dall’art. 3-bis,
commi da 1 a 4 (escluso pertanto il comma 5 che prevede la decadenza dall’iscrizione)
è stata anticipata all’anno scolastico 2018/2019 per effetto dell’art. 18-ter del D.L.
148/2017 coordinato con la L. 172/2017, ma soltanto nelle Regioni per le quali sono
già state istituite le anagrafi vaccinali e nel rispetto delle modalità operative
congiuntamente definite dal Ministero della Salute e dal Ministero dell’Istruzione,
sentito il Garante per la protezione dei dati personali.
Il Ministero della Salute e dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca hanno
definito dette modalità stilando un documento denominato “modalità operative per lo
scambio dei dati relativi alla situazione vaccinale degli iscritti tra le istituzioni
scolastiche/educative e formative e l’Azienda sanitaria locale competente”, sottoposto
con nota del 16/02/2018 all’esame del Garante per la privacy il quale, formulati
approfondimenti ed osservazioni, il successivo 22/02/2018 esprimeva parere
favorevole sullo schema contenuto nell’Allegato A della circolare congiunta Ministero
della Salute e dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca n. 0000467 del
27/02/2018.
Secondo detto schema si prevedono esclusivamente due modalità operative di
scambio:
Modalità 1 - Invio dei dati tramite Posta Elettronica Certificata
Modalità 2 - Invio dei dati tramite funzionalità web
circoscrivendo l’invio degli elenchi degli iscritti da parte dei dirigenti e l’invio
dell’esito delle verifiche della situazione vaccinale da parte dell’Asl esclusivamente
all’interno di tre diciture:
a) non in regola con gli obblighi vaccinali;
b) non ricade nelle condizioni di esonero, omissione o differimento;
c) non ha presentato formale richiesta di vaccinazione.
Pertanto il genitore che abbia presentato formale richiesta di appuntamento
vaccinale é “in regola”.
Ne consegue che dati di natura sensibile, così come evidentemente sono quelli
14
sanitari, ivi inclusi quelli relativi alla materia vaccinale, non possono essere scambiati
tra diverse amministrazioni dello Stato in modi e tempi diversi da quelli espressamente
previsti dall'Art. 3 bis, L. 119/2017, così come meglio specificate dalla Circolare
Congiunta MIUR – MISA in data 27.02.2018 e dall'Allegato A in calce alla medesima
in ossequio al D.Lgs. 196/2003 (così come a più riprese confermato dal Garante per la
Privacy) e al Regolamento UE 2016/679, attualmente in vigore, i quali prevedono che,
in assenza di espresso consenso dei soggetti interessati, i dati sanitari possano essere
gestiti, trattati e trasmessi da pubbliche amministrazioni solo ove ciò sia esplicitamente
previsto da una disposizione di legge. Vanno pertanto censurati i continui monitoraggi
tra Asl e dirigenze in merito alla situazione vaccinale degli iscritti posti in essere
addirittura mediante telefonate, mail, fax…).
E' doveroso sottolineare a questo riguardo che a nulla valgono, in senso contrario
a quanto più sopra riportato, le previsioni di deroga di cui agli Artt. 60 D.Lgs 196/2003
e 9 GDPR 2016/679 poiché la legislazione in tema di privacy va coordinata con quella
in materia vaccinale, la cui espressa disciplina della procedura di scambio dati tra le
pubbliche amministrazioni ha carattere particolare – e dunque di prevalenza – rispetto
a quella stabilita, con criterio generale, dalle previsioni di deroga del GDPR, in
ossequio al principio lex specialis derogat legi generali. Del resto, da un lato, il
medesimo GDPR esplicitamente lascia agli Stati Membri un margine di apprezzamento
per integrare le disposizioni che lo compongono con specifiche normative di settore,
quale appunto è la L. 119/2017; d'altro canto, proprio il Garante per la Tutela dei Dati
Personali ha dapprima avallato le modalità di scambio dati di cui all'Allegato A in calce
alla circolare congiunta del 27.02.2018 come sopra detto, ed ha poi ripetutamente
ribadito che i pareri emessi precedentemente all'entrata in vigore del GDPR 2016/679
restano salvi e operativi, continuando perciò a dispiegare i propri effetti.
A conferma, la stessa disposizione di all'Art. 18 ter, D.L. 148/2017, che ha reso
applicabile l'Art. 3 bis, L. 119/2017 già a partire dall'anno in corso, ne ha subordinato
l'efficacia al " rispetto delle modalità operative congiuntamente definite dal Ministero
della salute e dal Ministero dell'istruzione, dell'Università e della Ricerca, sentito il
Garante per la protezione dei dati personali” e, cioè, proprio alle modalità operative
15
di cui all'Allegato A sopra richiamato.
Per l'effetto, non solo le Istituzioni Scolastiche debbono scrupolosamente
attenersi agli obblighi derivanti dal Regolamento UE ma devono altresì evitare di
conferire alle ASL dati ed informazioni relative allo stato vaccinale dei minori al di
fuori delle procedure delineate, restando in ogni caso gravate da un obbligo assoluto di
astenersi da qualsivoglia interlocuzione rispetto a siffatte informazioni al di fuori delle
modalità previste dall'Art. 3 bis L. 119/2017.
Ancora, in merito ad eventuali provvedimenti di diversa natura emessi dalle
Regioni, esemplificativamente, si osserva che la DGR Emilia Romagna n. 1391 del
27.8.2018 è un atto endo- amministrativo di natura “esplicativa” che non può in alcun
modo avere valore di “Legge”, o avere efficacia normativa.
Anche dal punto di vista della gerarchia delle fonti del diritto, un atto
amministrativo non potrà mai legittimamente modificare in alcun modo la Legge,
soprattutto laddove ne sia palesemente in contrasto e laddove introduca limitazioni a
diritti soggettivi dei cittadini di chiara rilevanza costituzionale (artt. 3, 32 e 34 Cost).
Pertanto, quanto disposto dalla predetta DGR E.Romagna, non può valere nei
confronti dei genitori, che hanno in ogni caso ottemperato alla norma vera e vigente,
ovvero il D.L. 73/2017 conv. in L. 119/2017, né superare la normativa statale cui le
scuole statali e private sono sottoposte, tanto è vero che non è stata di fatto applicata
posto che tutti i bimbi sono frequentanti.
Ancora sempre a titolo esemplificativo con riferimento a quanto specificato
dalla nota URS MARCHE protocollo n. 0000626 del 14.01.2019 in relazione alla
scadenza del 10 marzo 2019, per valutarne la legittimità, valgono le considerazioni
sopra riportate (cfr. lettera e) in merito alla Legge 108/2018 di conversione con
modificazioni del D.L. 91 del 25/07/2018, recante, all’art. 6, comma 3-quater, proroga
di termini previsti all’art. 5, comma 1, secondo periodo, del D.L. Lorenzin all’anno
scolastico in corso.
Cade, dunque, in errore l’URS Marche nel voler estendere l’obbligo imposto
dalla suddetta disposizione indistintamente a tutti coloro che alla data del 10 marzo
16
2019 non risultino ancora vaccinati.
Infatti, come sopra esplicato, la scadenza del 10 marzo 2019 NON può essere
assolutamente considerata il termine ultimo entro cui documentare di aver effettuato le
vaccinazioni obbligatorie. Detto termine, ancora una volta, riguarderà esclusivamente
coloro che, avendo autocertificato di essere in regola con le vaccinazioni, dovranno
provare quanto dichiarato depositando il libretto vaccinale dei propri figli entro la data
del marzo 2019.
L’errore di interpretazione è palese se si legge quanto riportato al terz’ultimo
capoverso della nota URS. Infatti questa precisa che in ordine a coloro che abbiano
documentato ovvero autocertificato di aver presentato formale richiesta di
vaccinazione, laddove non già diffidati, è fissato, dalla legge 21 settembre 2018, n. 108,
di conversione del decreto legge 25 luglio 2018, n. 91, il termine del 10 marzo 2019
per provare l’avvenuta vaccinazione. Ciò è assolutamente illegittimo e contra legem.
Infatti, come riportato sopra, l’art. 6, comma 3-quater, L. n. 108/2018 proroga
l’applicazione della disposizione di cui all'articolo 5, comma 1, secondo periodo, del
decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73, all'anno scolastico 2018/2019: “La
documentazione comprovante l'effettuazione delle vaccinazioni obbligatorie può
essere sostituita dalla dichiarazione resa ai sensi del d.p.r. 28 dicembre 2000 n. 445;
in tale caso, la documentazione comprovante l'effettuazione delle vaccinazioni
obbligatorie deve essere presentata entro il 10 marzo 2018”.
Va da sé che dal tenore letterale della norma solo in caso di presentazione della
dichiarazione sostitutiva, attestante di essere in regola con le vaccinazioni obbligatorie,
la documentazione comprovante l'effettuazione delle stesse deve essere presentata
entro il 10 marzo 2019.
In riferimento poi alle considerazioni relative a coloro che siano stati diffidati
dalla Asl, valgono le precisazioni giuridiche riportate nell’esposizione che è preceduta.
Dunque gli stessi non potranno essere esclusi in quanto, quand’anche avessero ricevuto
una diffida da parte dell’Asl, ciò non comporterebbe certo la chiusura definitiva
dell’iter vaccinale, per la risolutiva considerazione che detta diffida non può, in alcun
modo, essere equiparata alla formale contestazione come prevista dall’art. 1, comma
17
4, del decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 31
luglio 2017, n. 119 ed anche in considerazione di eventuali inadempimenti in capo alla
stessa Asl che i genitori intendano far valere in sede di giudizio di opposizione alla
sanzione amministrativa eventualmente irrogata.
Si aggiunga che l’Asl in ossequio alla normativa nazionale di rango primario non è
assolutamente autorizzata a notiziare le scuole dell’invio di eventuali diffide alle
famiglie e, dunque, nell’ipotesi che i Dirigenti scolastici dovessero emettere
provvedimenti di sospensione/esclusione sulla base di dette diffide ciò sarebbe
assolutamente illegittimo e i DS potrebbero essere chiamati a rispondere personalmente
in sede giudiziaria.
Da ultimo, la nota URS Marche in esame è da ritenersi ulteriormente illegittima in
quanto è preclusa al Dirigente scolastico ogni valutazione sulla formulazione della
richiesta di appuntamento vaccinale inviata all’azienda sanitaria territorialmente
competente, tanto più se essa ha avuto riscontro con l’invio di un appuntamento
vaccinale.
***
Si aggiunge che per la giurisprudenza consolidata, «le circolari amministrative sono
atti a carattere interno finalizzati a garantire un’uniforme applicazione delle norme di
legge, diretti agli organi ed uffici periferici, ovvero sottordinati, e non hanno di per sé
valore normativo o provvedimentale o, comunque, vincolante per i soggetti estranei
all’amministrazione, onde i soggetti destinatari degli atti applicativi di esse non hanno
alcun onere di impugnativa, ma possono limitarsi a contestarne la legittimità al solo
scopo di sostenere che gli atti applicativi sono illegittimi perché scaturiscono da una
circolare illegittima che avrebbe, invece, dovuto essere disapplicata» (Cons. St., 21
giugno 2010, n. 3877). Risulta peraltro «quasi pleonastico evidenziare che la circolare
interpretativa non possa legittimare l’inosservanza di principi direttamente e
chiaramente stabiliti dalla legge, dovendosi conseguentemente disattendere le
circolari sulla base del principio di prevalenza del dettato legislativo» (Tar Puglia,
Bari, sez. II, 14 settembre 2012, n. 1660; Tar Campania, Salerno, sez. I, 13 gennaio
18
2016, n. 17).
Per tutto quanto sopra esposto, i minori dovranno poter accedere al
servizio scolastico, e NON potranno essere toccati né materialmente tenuti fuori
dalla struttura.
Un eventuale comportamento illecito dei Dirigenti, così ad esempio nel caso di
emissione di un illegittimo provvedimento di sospensione/esclusione, potrebbe lasciare
spazio anche ad azioni di risarcimento dei danni subiti dal minore e dalla di lui famiglia.
In fede
Avv. Fabrizio Belli
Avv. Samanta Forasassi
Avv. Sara Forasassi
Avv. Luca Gervasoni
Avv. Carmen Guidi
Avv. Michela Melograni
Avv. Martina Montanari
Avv. Luca Ventaloro
19
Richiesta di appuntamento nidi e materne 1a iscrizione23.99 KB, Richiesta di appuntamento nidi e materne anni successivi31.61 KB, Richiesta di appuntamento da scuola primaria in poi39.63 KB
lettera_prenotazione.pdf, lettera_prenotazione_2.pdf, lettera_prenotazione_6_16.pdf
07 Luglio 2020
lettera invito al trattamento dati nel rispetto del reg_to UE e della L 119.pdf534.47 KB, lettera DS Segnalazione URGENTE in materia di protezione di dati sensibili.pdf393.46 KB
lettera invito al trattamento dati nel rispetto del reg_to UE e della L 119.pdf, lettera DS Segnalazione URGENTE in materia di protezione di dati sensibili.pdf
07 Luglio 2020
AVVERTENZE:
•
•
Personalizzare le parti evidenziate in giallo ..............
Utilizzare (copia/incolla) la parte del documento sottostante la
simbologia del taglio (
!......)
LETTERA DIFFIDA VERSO LA SCUOLA: NO AL TRATTAMENTO
ILLECITO DEI DATI SENSIBILI NELLE SCUOLE, INCLUSA LA
TRASMISSIONE DEI DATI STESSI VERSO LE ASL
!.....................................................................................................................
Mittente
Racc. A/R o Pec
Spett.le ISTITUTO SCOLASTICO
In persona del rappresentate legale pro
tempore e del responsabile del
trattamento dati sensibili
...................................................
(Indirizzo)
.........................................
(CAP)
....................
(Città)
...............................................
OGGETTO: TRATTAMENTO DATI NEL RISPETTO DEL REG.TO UE 2016/679 E DEL D.L.
73/2017 COME CONVERTITO DALLA L. 119/2017.
Egregio sig./Gent.ma sig.ra NOME DEL DIRIGENTE,
scriviamo la presente, a complemento della documentazione già depositata presso
codesta Illustrissima Istituzione ai sensi e per gli effetti del D.L. 73/17 come
convertito dalla la L. 119/2017, ben comprendendo la necessità per la scuola di
applicare le disposizioni di legge.
Desideriamo tuttavia rappresentare le nostre preoccupazioni in merito alle modalità
di raccolta, conservazione e trattamento della documentazione in oggetto e delle
informazioni ivi contenute, nonché, in merito alle modalità di scambio dati e
informazioni tra l'Istituzione Scolastica/Servizio Educativo e l'azienda sanitaria locale
al fine di assicurare che il trattamento dei dati sullo stato vaccinale dei bambini
venga effettuato nei limiti espressamente previsti dalla legge, onde evitare che la
riservatezza di tali dati possa essere compromessa o che possano verificarsi
comportamenti discriminatori, anche in considerazione del fatto che le informazioni
contenute nella documentazione di cui si tratta costituiscono dati sensibili.
Per questo motivo, desideriamo portare alla Vostra cortese attenzione le seguenti
considerazioni:
1) In merito alla ricezione, alla conservazione ed al trattamento dei dati sensibili, ai
sensi della vigente normativa in materia di trattamento e protezione dei dati
personali e sensibili, così come integrata dal Reg.to UE 2016/679:
"
Le attività di trattamento dei dati devono essere sottoposte a idonee
misure di sicurezza finalizzate a prevenire violazioni dei diritti, delle libertà
fondamentali e della dignità dell’interessato – tra le quali devono ritenersi
senz’altro compresi eventuali atti discriminatori, ivi incluse attività
didattiche potenzialmente idonee a svelare pubblicamente lo stato
vaccinale degli alunni – oltre che a garantire la riservatezza dei dati
medesimi;
"
Solamente i soggetti a tal fine espressamente e formalmente incaricati
dalla Scuola potranno procedere ad attività di raccolta e custodia dei dati
sullo stato vaccinale dei bambini e in nessun caso essi potranno procedere
a svelarne il contenuto a terzi;
2) In merito alla trasmissione e comunicazione dei dati sensibili tra l'istituzione
scolastica e le aziende sanitarie locali, ai sensi della vigente normativa in materia di
trattamento e protezione dei dati personali e sensibili, così come integrata dal
Reg.to UE 2016/679:
" L'Art. 3 bis L. 119/2017 disciplina le procedure relative allo scambio di
dati ed informazioni tra istituzioni scolastiche ed aziende sanitarie locali
in relazione agli adempimenti vaccinali;
" Per l'effetto, i dirigenti scolastici avrebbero dovuto trasmettere entro il
10 marzo alle competenti aziende sanitarie l'elenco degli iscritti per il
nuovo anno scolastico. Le stesse aziende sanitarie avrebbero poi
dovuto procedere, entro il 10 giugno, a restituire alle istituzioni
scolastiche ed educative gli elenchi degli iscritti da queste ultime
previamente fornitigli, completandoli con l'indicazione dei soli soggetti
non in regola con gli adempimenti vaccinali (secondo le indicazioni della
Circolare Congiunta MIUR – Ministero della Salute in data 27/02/2018,
con l'indicazione “a) 'non in regola con gli obblighi vaccinali'; b) 'non
ricade nelle condizioni di esonero, omissione o differimento'; c) 'non ha
presentato formale richiesta di vaccinazione'”); i dirigenti scolastici
avrebbero dovuto esortare, entro i 10 giorni successivi, i genitori dei
soli minori segnalati dalle ASL come “non in regola con gli obblighi
vaccinali” a depositare (entro il 10 luglio) la documentazione necessaria
a comprovare l'intervenuta effettuazione delle vaccinazioni, ovverosia
l'esonero, l'omissione o il differimento, oppure la presentazione della
formale richiesta di vaccinazione entro il 20 luglio; i dirigenti scolastici
avrebbero infine dovuto procedere a trasmettere alla competente ASL
la documentazione così fornitagli, oppure a segnalare alla medesima
ASL l'eventuale mancato deposito, al fine di permettere a detta
amministrazione di svolgere le ulteriori verifiche di sua competenza;
"
Tanto il D.Lgs. 196/2003 (così come a più riprese confermato dal
Garante per la Privacy) quanto il Regolamento UE 2016/679
attualmente in vigore prevedono che, in assenza di espresso consenso
dei soggetti interessati, i dati sanitari possano essere gestiti, trattati e
trasmessi da pubbliche amministrazioni ove ciò sia esplicitamente
previsto da una disposizione di legge. Stante la specifica (e speciale)
disciplina legislativa prevista dall'Art. 3- bis, L. 119/2017, tali dati e le
informazioni ad essi inerenti non possono essere scambiati tra diversi
soggetti, ivi incluse pubbliche amministrazioni, al di fuori delle modalità
e procedure espressamente previste dalla legge, così come sopra
riportate in dettaglio. Pertanto, al di fuori di quella specifica
procedura, non può esservi alcuno scambio di informazioni circa lo
stato vaccinale dei minori tra ASL ed Istituzioni Scolastiche.
"
Peraltro vale specificare che, considerata la tutela rafforzata prevista
dal richiamato Regolamento UE 2016/679, laddove le aziende sanitarie
locali dovessero segnalare erroneamente il nominativo di determinati
minori o dovessero accompagnare siffatti nominativi con indicazioni
imprecise o, ancora, dovessero procedere a comunicare informazioni
relative allo stato vaccinale dei minori con modalità e tempistiche
differenti rispetto a quelle previste dalla procedura di cui all'Art. 3 bis,
tali informazioni e tali dati dovrebbero essere immediatamente
cancellati, dandone contestuale notizia al Titolare del Trattamento dei
Dati della ASL che li avesse trasmessi (Art. 17, Reg.to UE 2016/679),
poiché un loro eventuale, prolungato trattamento costituirebbe esso
stesso un trattamento illecito, contrario ai principi di liceità,
correttezza, minimizzazione e responsabilità sottesi all'intero tessuto
normativo regolamentare.
Alla luce di quanto precede, precisiamo, pertanto, che qualsivoglia deposito di
documentazione da noi effettuato non costituisce autorizzazione ad effettuare sui
dati sensibili forniti operazioni di trattamento diverse da quelle espressamente
indicate dalla normativa vigente, così come risultante dal combinato disposto del
Reg.to UE 2016/679 e della L. 119/2017.
La tutela della salute di nostro/a figlio/a ci sta molto a cuore, come ci stanno a cuore
la tutela della sua istruzione e della sua serena convivenza all'interno della comunità
scolastica. Allo stesso tempo riteniamo che porre la dovuta attenzione al delicato
tema della privacy possa tutelare anche la stessa scuola.
Per queste ragioni, La informiamo che sarà nostra premura vigilare attentamente
sulla tutela della riservatezza delle informazioni che abbiamo provveduto a
consegnare alla scuola, consapevoli dei diritti a noi riconosciuti dagli Artt. 13 – 21
del Reg.to UE 2016/679.
Ringraziando per la cortese attenzione, Le inviamo i nostri cordiali saluti, restando a
Sua disposizione per ogni eventuale chiarimento o approfondimento di cui Lei
avvertisse la necessità.
(luogo) ..........................., lì (data) .........................
La Madre Il Padre
................................................... ...................................................
AVVERTENZE:
•
•
Personalizzare le parti evidenziate in giallo ..............
Utilizzare (copia/incolla) la parte del documento sottostante la
simbologia del taglio (
!......)
LETTERA DIFFIDA VERSO LA SCUOLA: NO AL TRATTAMENTO
ILLECITO DEI DATI SENSIBILI NELLE SCUOLE, INCLUSA LA
TRASMISSIONE DEI DATI STESSI VERSO LE ASL
!.....................................................................................................................
Mittente
Racc. A/R o Pec
Spett.le ISTITUTO SCOLASTICO
In persona del rappresentate legale pro
tempore e del responsabile del
trattamento dati sensibili
...................................................
(Indirizzo)
.........................................
(CAP)
....................
(Città)
...............................................
OGGETTO: Segnalazione URGENTE in materia di protezione di dati sensibili (Reg.to
UE 2016/679) riguardo la documentazione di cui all'art. 3, comma 1, D.L. 73/2017
conv. in L.119/2017.
Noi sottoscritti .................................. genitori del/della minore ..................................,
con la presente richiediamo tutela in riferimento a possibili violazioni delle
norme in oggetto e, in particolare, di quelle in materia di protezione dei dati
personali (anche sensibili sanitari) relativi ai minori nelle procedure di applicazione
previste nella L. 119/2017.
Premesso che
•
•
•
in adempimento degli obblighi di cui all’art. 3 L. 119/2017 i genitori (o i
responsabili dei minori) hanno presentato ai Dirigenti Scolastici dati
altamente sensibili sullo stato della salute dei minori;
L'Art. 3 bis L. 119/2017 disciplina le procedure relative allo scambio di dati ed
informazioni tra istituzioni scolastiche ed aziende sanitarie locali in relazione
agli adempimenti vaccinali;
Per l'effetto, i dirigenti scolastici avrebbero dovuto trasmettere entro il 10
marzo alle competenti aziende sanitarie l'elenco degli iscritti per il nuovo
anno scolastico. Le stesse aziende sanitarie avrebbero poi dovuto procedere,
entro il 10 giugno, a restituire alle istituzioni scolastiche ed educative gli
elenchi degli iscritti da queste ultime previamente fornitigli, completandoli
con l'indicazione dei soli soggetti non in regola con gli adempimenti vaccinali
(secondo le indicazioni della Circolare Congiunta MIUR – Ministero della
Salute in data 27/02/2018, con l'indicazione “a) 'non in regola con gli obblighi
vaccinali'; b) 'non ricade nelle condizioni di esonero, omissione o
differimento'; c) 'non ha presentato formale richiesta di vaccinazione'”); i
dirigenti scolastici avrebbero dovuto esortare, entro i 10 giorni successivi, i
genitori dei soli minori segnalati dalle ASL come “non in regola con gli obblighi
vaccinali” a depositare (entro il 10 luglio) la documentazione necessaria a
comprovare l'intervenuta effettuazione delle vaccinazioni, ovverosia
l'esonero, l'omissione o il differimento, oppure la presentazione della formale
richiesta di vaccinazione entro il 20 luglio; i dirigenti scolastici avrebbero
infine dovuto procedere a trasmettere alla competente ASL la
documentazione così fornitagli, oppure a segnalare alla medesima ASL
l'eventuale mancato deposito, al fine di permettere a detta amministrazione
di svolgere le ulteriori verifiche di sua competenza;
•
•
Tanto il D.Lgs. 196/2003 (così come a più riprese confermato dal Garante per
la Privacy) quanto il Regolamento UE 2016/679 attualmente in vigore
prevedono che, in assenza di espresso consenso dei soggetti interessati, i dati
sanitari possano essere gestiti, trattati e trasmessi da pubbliche
amministrazioni ove ciò sia esplicitamente previsto da una disposizione di
legge. Stante la specifica (e speciale) disciplina legislativa prevista dall'Art. 3bis, L. 119/2017, tali dati e le informazioni ad essi inerenti non possono essere
scambiati tra diversi soggetti, ivi incluse pubbliche amministrazioni, al di fuori
delle modalità e procedure espressamente previste dalla legge, così come
sopra riportate in dettaglio. Pertanto, al di fuori di quella specifica procedura
e di quelle specifiche tempistiche non può esservi alcuno scambio di
informazioni circa lo stato vaccinale dei minori tra ASL ed Istituzioni
Scolastiche.
Considerata la tutela rafforzata prevista dal richiamato Regolamento UE
2016/679, laddove le aziende sanitarie locali dovessero segnalare
erroneamente il nominativo di determinati minori o dovessero accompagnare
siffatti nominativi con indicazioni imprecise o, ancora, dovessero procedere a
comunicare informazioni relative allo stato vaccinale dei minori con modalità
e tempistiche differenti rispetto a quelle previste dalla procedura di cui all'Art.
3 bis, tali informazioni e tali dati dovrebbero essere immediatamente
cancellati, dandone contestuale notizia al Titolare del Trattamento dei Dati
della ASL che li avesse trasmessi (Art. 17, Reg.to UE 2016/679), poiché un loro
eventuale, prolungato trattamento costituirebbe esso stesso un trattamento
illecito, contrario ai principi di liceità, correttezza, minimizzazione e
responsabilità sottesi all'intero tessuto normativo regolamentare.
Tanto premesso, avendo già provveduto alla consegna della documentazione
richiesta dalla L. 119/2017, precisiamo che, con la presentazione di detta
documentazione, non abbiamo inteso autorizzare Lei e/o la scuola e/o altri ad
effettuare sui dati sensibili in essa contenuti operazioni di trattamento diverse da
quelle espressamente consentite dalla vigente normativa.
In base a quanto sopracitato, fermo il fatto che ci sta molto a cuore la tutela della
salute di nostro/a figlio/a, come ci stanno a cuore la tutela della sua istruzione e
della sua serena convivenza all'interno della comunità scolastica, ma attesa la
necessità di salvaguardare dati sanitari ed evitare nocivi comportamenti
discriminatori in caso di diffusione degli stessi, La invitiamo al rispetto della
normativa succitata, evidenziando che sarà nostra cura vigilare attentamente anche
sulla tutela della riservatezza delle informazioni che abbiamo provveduto a
consegnare alla scuola.
Pare utile ricordare che, come emerge dal combinato disposto del D.Lgs. n.
196/2003 e del Reg.tp UE 2016/679, accanto ad una responsabilità amministrativa
dell'ente è possibile che le violazioni della normativa in materia di protezione di dati
personale integri la personale responsabilità dei titolari e dei responsabili del
trattamento dei dati sensibili, con sanzioni di natura amministrativa, penale, ed
accessoria.
Intendiamo, pertanto, con la presente negare il consenso ed annullare qualsiasi
consenso eventualmente dato in precedenza all'Istituto per il trattamento dei dati
sanitari di nostro/a figlio/a che comprendano attività diverse da quelle di mera
raccolta, presa in consegna e custodia, che comunque debbono essere adempiute
da soggetti abilitati e nel rispetto della normativa; ogni eventuale consenso dovrà
essere richiesto volta per volta in concomitanza con le rispettive attività.
(luogo) ..........................., lì (data) .........................
La Madre Il Padre
................................................... ...................................................