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La spiegazione economica alla pressione vaccinale

I vaccini ed il 3x2 di fine anno spiegati con l'economia di mercato

10 Novembre 2021

Riceviamo questo articolo da una persona che stimiamo molto: per ragioni pratiche, visti anche i tempi che viviamo, resterà una firma anonima. Vi basti sapere che noi lo sottoscriviamo e che ce ne assumiamo per convenzione la paternità, certamente non il merito. Buona lettura!"


La spiegazione economica alla pressione vaccinale

Siamo arrivati fine del 2021 e ci troviamo nuovamente a fare i conti. Innanzitutto con l’epidemia, giacché la stagionalità inevitabilmente ci porta ad un aumento della curva dei contagi, comune a tutte le malattie provocate da coronavirus.

Il governo, ha ormai raggiunto la ragguardevole copertura con doppia dose dell’84% della popolazione vaccinabile[1], ben oltre le iniziali promesse che ci avrebbero garantito un ritorno alla normalità a tassi di copertura inferiori. Si prospetta tuttavia a fronte di questa crescita di contagi, la necessità di somministrare una terza dose di richiamo (oltre 5 milioni di persone ne sarebbero potenzialmente oggetto avendo terminato il ciclo da almeno sei mesi) e di estendere la vaccinazione anche a quella fascia di popolazione che per maggior prudenza era stata finora esclusa: i bambini fino ad 11 anni, oltre 4 milioni di potenziale target.[2]

Viene a questo punto da chiedersi se i conti di fine anno li facciamo solo con la pandemia o anche col profitto.
La motivazione alla terza dose sugli adulti fa sorridere: non hanno funzionato le prime due, vediamo se alla terza dovesse andare meglio. In realtà non c’è nulla di cui stupirsi, perché lo stesso produttore nel foglio illustrativo del farmaco ormai parla solo di “Prevenzione di Covid-19”[3] mentre è scomparso il riferimento alla tanto desiderata immunità che evidentemente il farmaco non è in grado di assicurare, come testimoniato dalle numerose infezioni di soggetti completamente vaccinati.

Anche la motivazione alla vaccinazione infantile ha basi razionali ben limitate. I casi di Covid-19 riportati sulla popolazione pediatrica sono infatti insignificanti: l’ISS riporta 7530 casi[4] su una popolazione di oltre 4,7 milioni di bambini (0,001%). Di questi il 57% senza sintomi e meno di 5 persone in tutto (0,06% dei casi clinici, cioè meno di uno su un milione di Italiani) con sintomi definiti “critici”.

Se dunque il farmaco non ferma l’epidemia e sui più piccoli neanche si giustifica in termini epidemiologici o di gravità dei sintomi, perché tanto accanimento a raggiungere obiettivi di copertura vaccinale così ambiziosi?

Una banale ma chiara spiegazione ci viene proprio dall’economia e dalla necessità, come per ogni azienda, di chiudere in bellezza i conti di fine anno.

Come ogni commerciante sa, il guadagno dipende da quante più persone comprano da lui, da quanto più spesso comprano e dalla quantità che acquistano ogni volta che comprano. Il marketing classico ha individuato già da decenni queste due intuitive leve fondamentali e le ha chiamate “penetrazione” e “frequenza”. Modelli più recenti usano parole diverse ma possono esprimere con altrettanta semplicità questi concetti chiave dell’economia di mercato, economia a cui non si sottraggono le farmaceutiche né tantomeno i vaccini, che dal punto di vista aziendale sono prodotti come tutti gli altri.

Uno dei modelli più intuitivi ed usato da diverse aziende multinazionali è il PITA.
Il modello serve a calcolare i volumi di prodotto venduti in un dato periodo di tempo e corrisponde ad un acronimo inglese (Population, Incidence, Transactions, Amount) che si può tradurre in italiano con le medesime iniziali:

Popolazione: la popolazione di un dato Paese, normalmente suddivisa in fasce di età

Incidenza: la percentuale di persone che consumano il prodotto in ciascuna fascia di età (“penetrazione”, o anche “copertura”).

Transazioni: il numero di atti di acquisto/consumo effettuati nel periodo in esame (“frequenza”)

Ammontare: la quantità di prodotto che viene consumata ad ogni atto di acquisto.

Per sapere quanto prodotto venderemo basta moltiplicare i 4 fattori dell’equazione:

VOLUME = P x I x T x A

Se per esempio volessimo stimare il consumo di vino annuale in Italia, ci troveremmo di fronte ad un calcolo di questo genere:

PITA

Cioè scopriremmo che nella fascia di età fino ai 10 anni nessuno beve vino, tra gli 11 e i 15 anni c’è una incidenza del 3% (cha applicata su una popolazione di 2,8 milioni di persone mi dà 85mila bevitori di vino) e così via per tutte le fasce di età, per un totale complessivo di 27,6 milioni di Italiani che bevono vino.
Queste persone bevono in media 1 volta a settimana ed ogni volta che lo fanno bevono un bicchiere (0,21 litri). Moltiplicando i fattori si ottiene 27,6 milioni x 52 settimane x 0,21 litri = 301 milioni di litri di vino bevuti in un anno.

Chi produce e vende vino, quando usa questo calcolo per migliorare l’efficienza delle sue politiche commerciali, sa che la popolazione è un dato che non può essere alterato e che anche l’ammontare è una grandezza “rigida”: posso convincere le persone a bere un po’ di più ma oltre una certa misura ci sono evidenti effetti collaterali. Quindi il marketing dei prodotti in genere lavora sulle due grandezze centrali dell’equazione, cercando di convincerci a diventare acquirenti del prodotto (accrescere l’incidenza) e a consumarlo sempre più spesso e per sempre.

Ma se invece che una bevanda, il prodotto fosse un medicinale? Un vaccino, per esempio?
Non cambierebbe nulla, anzi, il modello ci aiuterebbe a spiegare alcuni fenomeni.

La prima parte dell’equazione la vediamo ormai quasi quotidianamente su tutti i giornali e in televisione. Non si tratta d’altro che di quelle tabelle dove ci mostrano la percentuale di vaccinati raggiunta, suddivisa nelle diverse fasce d’età. Quando leggevamo notizie del tipo “Da oggi si apre la chiamata per la fascia 50-59”, altro non è che l’aggressione ad un nuovo gruppo di consumatori.
Sappiamo anche che quando ci dicono “Entro Natale vogliamo la metà dei bambini vaccinati” il conto che il governo e le farmaceutiche stanno facendo è di portare il 50% di Incidenza su quei 5,8 milioni di bambini finora non toccati dalla campagna. Un bella fetta incrementale per il business…

Quanto all’Ammontare, non è altro che il numero di dosi somministrate. Se l’obiettivo della campagna è molto sfidante o il conto di quelli vaccinati va a rilento, può essere necessario, sempre se vogliamo chiudere l’anno in bellezza, aumentare il numero di dosi e magicamente moltiplicare i fatturati. Certo, come col vino, oltre un certo quantitativo sarebbe meglio non andare. Per un medicinale, poi, la posologia dovrebbe essere rigorosa. Il fattore “Ammontare” dovrebbe essere rigido. Ma come resistere alla tentazione di un bel 3x2 di fine anno e piazzare un ulteriore richiamino su qualche milione di persone?

Rimane poi un fattore che non abbiamo spiegato nella nostra equazione: le Transazioni. Cosa sono nel mercato vaccinale?
Si tratta, semplicemente, del numero di pandemie o di “ondate” a cui andremo incontro. Ad ogni ondata pandemica parte un altro giro di vendite del prodotto. Occorre notare che le aziende, quando fanno la loro pianificazione e usano equazioni come questa per calcolare il ritorno sugli investimenti, non si limitano a pianificare un anno, ma di solito arrivano ad un piano almeno decennale.
Poiché gli investimenti sui vaccini sono stati sbloccati e le campagne sono partite, significa che qualcuno ha firmato un impegno con le farmaceutiche a produrre il risultato economico stabilito dall’equazione come obiettivo. Pertanto possiamo aspettarci per certo che le pandemie (“quarta ondata”, “variante Alfa”, “variante Delta”, “Covid-19”, “Covid-20”, “Covid-21” e così via) non si esauriranno mai perché sono il motore fondamentale di frequenza d’uso del prodotto. Cioè è utopistico pensare che si torni alla normalità promessa: il gioco deve continuare spremendo i vaccinabili fino all’ultima goccia.

L’equazione stabilisce quindi un obiettivo economico di vendite (di somministrazioni di dosi) e questo obiettivo, come più volte ribadito dai governanti, deve essere raggiunto “a qualsiasi costo”. Se necessario si imporranno misure come il Green Pass che agiscono da acceleratore della frequenza. Oppure si racconterà che ci sono pericolosi focolai nelle scuole e si intaccherà una fascia di consumatori finora tenuta in sicurezza. O si proclamerà la necessità di una terza dose, un miracoloso “booster” che farà quello che non hanno fatto gli altri due. Qualsiasi cosa, basta far tornare i conti.

Se poi qualcuno crede che ci libereremo delle restrizioni, dei lockdown, delle ondate infinite di varianti dei virus, che risparmieremo ai bambini questo inutile trattamento, che non sarà imposta una quarta o una quinta dose, allora vuol dire che non ha fatto i conti con la realtà.

Anche l’economia è una scienza, e a chi sa leggerne le regole, spiega molte più cose dell’epidemiologia.

 

[1] Fonte: report vaccini anti Covid-19 del Ministero della salute al 9 novembre 2021: 45.192.310 vaccinati con doppia dose, pari al 83,67% della popolazione over 12. https://www.governo.it/it/cscovid19/report-vaccini/

[2] 5.872.223 nella fascia 0-11, 3.194.351 nella fascia scolare 6-11. Dati Istat al 1 gennaio 2021

[3] AIFA, Foglio illustrativo Comirnaty, 10 ottobre 2021. https://farmaci.agenziafarmaco.gov.it/aifa/servlet/PdfDownloadServlet?pdfFileName=footer_005389_049269_FI.pdf&sys=m0b1l3

[4] Fonte: Epicentro, ISS. Dati della Sorveglianza integrata COVID-19 in Italia al 8/11/2021 https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-dashboard

 

CC

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